Dall’alba della civiltà occidentale, l’amore è sempre stato visto come la condizione affettiva più piena e arricchente: il sentimento cui tendere per realizzare una vita felice e piena. Ciò non solo sul piano affettivo ma anche nella dimensione della consapevolezza di sé, il tipo di conoscenza che fonda la stessa possibilità di agire e scegliere più liberamente. Ad esempio il poeta Antonio Porta nel 1981 scriveva:
lo specchio che hai fissato sul petto
è il segnale di un patto profondo
tu mi guardi mentre io ti guardo dentro
e se ti guardo dentro mi vedo (1)
Tuttavia, un numero crescente di ricerche sembrano indicare che certi schemi comportamentali dell’amore e i loro relativi correlati neurali siano assimilabili a quelli che caratterizzano le dipendenze.
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