Anche gli uccelli fanno i funerali

Che i riti funebri non fossero prerogativa di noi umani lo avevano già dimostrato le giraffe e gli elefanti. Agli occhi degli etologi quell’incessante gironzolare intorno al corpo senza vita di un membro della loro comunità ha un significato ben preciso: gli animali comprendono la morte e sanno come esprimere il loro lutto.

Ora, grazie a uno studio dell’Università della California di Davis pubblicato su Animal Behavior, sappiamo che anche alcuni uccelli celebrano i funerali per i loro compagni.

Quando le ghiandaie di macchia si imbattono in un uccello morto, per esempio, adottano un comportamento inusuale: sospendono la ricerca del cibo per cominciare a volteggiare sull’area del ritrovamento emettendo senza sosta un fastidioso stridio.

Una liturgia che possiede un evidente vantaggio evolutivo. Per Teresa Iglesias, e il team di biologi da lei guidato, quel cacofonico lamento ha, infatti, lo scopo di avvisare i membri della comunità più distanti della presenza di una minaccia per la loro sopravvivenza. Una sorta di allarme per i vivi, piuttosto che un canto in omaggio dei morti.

Per osservare da vicino il comportamento delle ghiandaie, i biologi californiani hanno nascosto nei giardinetti di zone residenziali una serie di oggetti, tra cui pezzi di legno, veri uccelli morti e fantocci di gufi, per simulare la presenza di predatori.

Le ghiandaie hanno reagito in modo differente a seconda dei casi: i pezzetti di legno le hanno lasciate totalmente indifferenti, i finti gufi hanno scatenato reazioni aggressive come minacciose discese in picchiata verso il predatore di pezza, mentre gli uccelli morti innescavano sempre la “danza funebre” accompagnata dall’inconfondibile canto.

L’esperimento è servito ai ricercatori per dimostrare che gli uccelli interpretano la morte di un loro compagno come una minaccia per l’intera comunità, pur ignorando il modo in cui è avvenuta. Un pericolo, quindi, che deve essere pubblicizzato il più possibile. A questo serve il “funerale”.

Riferimenti: Animal Behaviour doi.org/10.1016/j.anbehav.2012.08.007

Credit immagine a Hans-Jörg Hellwig/Wikimedia Commons

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