Che scimmie e altri primati riescano a contare e imparare alcune semplici regole matematiche probabilmente non stupisce più nessuno. Ma che ne siano capaci anche i piccioni è forse meno prevedibile. Eppure, secondo uno studio di alcuni ricercatori dell’Università di Otago in Nuova Zelanda, pubblicato su Science, questi pennuti, analogamente alle scimmie, sarebbero infatti capaci di discriminare gruppi di oggetti più numerosi da quelli meno consistenti. Ma non solo. Proprio come dimostrato per i primati quasi quindici anni fa, questi volatili sono capaci di mettere in ordine immagini diverse a seconda del numero di elementi che queste contengono. Una caratteristica sorprendente, visto che fino ad oggi si pensava che solo gli animali geneticamente più simili a noi potessero avere l’abilità di applicare regole numeriche astratte.
Per dimostrare che i piccioni fossero in grado di disporre immagini di oggetti diversi in ordine crescente in base al numero di elementi contenuti, i ricercatori hanno prima dovuto addestrare questi animali a riconoscere stimoli diversi. La lunga preparazione consisteva nel mostrare ai volatili 35 set da tre immagini. Ogni set conteneva una foto con un elemento, una con due e una con tre, e gli oggetti rappresentati potevano avere diverse forme (quadrati, cerchi, rettangoli, ovali o figure non geometriche), colori (bianco, verde, rosso, blu, viola e giallo) e dimensioni. Inizialmente gli scienziati mostravano piccioni le sole foto con uno e due elementi; quando poi questi imparavano a distinguere i due gruppi (ovvero quando riuscivano a ordinarli in maniera crescente almeno nel 70% dei casi), passavano ai set completi. A partire da quel momento l’addestramento continuava per altri 35 giorni.
Alla fine del training i piccioni dovevano sostenere un vero e proprio “test”, in cui dovevano ordinare coppie di immagini con foto contenenti da 1 a 9 elementi. All’inizio dovevano sistemare solo coppie di immagini a loro già note, ovvero che includevano da uno a tre oggetti (familiar-familiar o F-F). Il passo successivo era mostrare agli uccelli coppie in cui una foto era loro familiare, mentre l’altra comprendeva da 4 a 9 oggetti (familiar-novel o F-N). Infine i ricercatori mostravano loro due foto appartenenti entrambe del gruppo con 4-9 oggetti (novel-novel o N-N).
“In tutte e tre le parti del test hanno ottenuto risultati comparabili – seppur talvolta un poco peggiori – a quelli delle scimmie. E in un caso, quello F-N, addirittura leggermente migliori”, hanno commentato i ricercatori. I volatili, inoltre, presentavano anche altre similitudini con i primati: come questi, al crescere della differenza in numero di elementi riuscivano a ordinare più accuratamente e velocemente le coppie, e allo stesso modo facevano più fatica a distinguere quelle in cui il rapporto tra le quantità era più basso (ovvero, ad esempio, distinguevano meglio una coppia formata da foto con 2 e 3 elementi, rispetto ad una con 8 e 9).
I ricercatori stanno cercando di dare una spiegazione a questa capacità condivisa da scimmie e piccioni. “Ci sono due possibili spiegazioni per la corrispondenza tra le prestazioni di questi due diversi animali”, hanno spiegato nello studio. “Una è che questa sia un esempio di evoluzione convergente, ovvero che primati e uccelli abbiano acquisito una competenza simile, ma in maniera indipendente. L’altra è che la presenza di questo tratto evolutivo omologo sia dovuta ad un possibile antenato comune. Ancora non sappiamo quale sia la realtà, ma di sicuro possiamo sempre meno attribuire caratteristiche uniche agli scimpanzé e alle scimmie: almeno per quanto riguarda le competenze numeriche, uccelli e primati sono assolutamente al pari.”
Riferimento: doi: 10.1126/science.1213357