Categorie: SaluteVita

Anche il rene è artificiale

Dopo il polmone, il fegato, la trachea, l’intestino e i vasi sanguigni anche il rene si aggiunge alla lista degli organi artificiali. Un team di ricercatori del Massachusetts General Hospital è infatti riuscito a far sviluppare in laboratorio un rene di ratto funzionante, anche una volta impiantato nell’animale, sebbene con percentuali molto ridotte rispetto all’analogo naturale. In uno studio pubblicato su Nature Medicine gli scienziati spiegano come siano riusciti a riprodurre un organo così complicato e a mettere a punto una tecnica che potrebbe rivoluzionare al medicina rigenerativa e dei trapianti

Il metodo usato dai ricercatori si basa sulla cosiddetta decellularizzazione. Ovvero, gli scienziati hanno prima prelevato un rene da un ratto donatore e lo hanno quindi spogliato delle componenti cellulari, lasciando intatta solo l’impalcatura proteica. In questo modo, spiegano gli esperti, il rene mantiene solo il materiale biologico inerte, vale a dire incapace di generare una risposta immunitaria una volta impiantato nell’organismo ospite. 

Dopo aver decellularizzato il rene donatore, gli scienziati lo hanno posto all’interno di un bioreattore (una speciale teca contenente ossigeno e nutrienti) e hanno ripopolato lo scheletro dell’organo infondendo cellule di rene di ratto neonato e staminali umane attraverso tubicini attaccati all’uretere (il condotto che porta l’urina dalla pelvi del rene alla vescica), all’arteria e alla vena renali. 

Circa due settimane dopo l’impalcatura del rene era stata completamente ricoperta dalle cellule infuse dai ricercatori, ma non solo. Dopo aver riacquistato l’anatomia, il rene ha riacquistato anche la funzione: in laboratorio, scrive la Bbc, l’organo riusciva a produrre il 23% dell’urina normalmente prodotta da un analogo naturale, mentre una volta trapiantato le percentuali scendevano al 5%. 

Malgrado l’efficienza ridotta, spiegano i ricercatori, quanto fatto rappresenta comunque un passo importante per la medicina rigenerativa. “Se la tecnologia potesse essere adattata anche a trapianti per organi di grandezza umana, pazienti affetti da insufficienza renale, che sono attualmente in attesa di reni da donatori, potrebbero teoricamente ricevere un organo cresciuto su richiesta”, spiega su New Scientist Harald Ott del Massachusetts General Hospital, a capo dello studio. 

La possibilità di prelevare cellule dal donatore stesso e re-infonderle su una matrice biologicamente inerte, infatti, eliminerebbe il rischio di rigetto associato ai trapianti, oltre che quello della limitata disponibilità di organi da donatori. Per ora gli scienziati stanno tentando di riprodurre gli esperimenti usando cellule umane introdotte in reni decellularizzati di maiali, che potrebbero essere usati nei trapianti umani se ulteriori studi confermeranno la loro sicurezza sotto il profilo di tollerabilità da parte del sistema immunitario umano.

Via: Wired.it

Credits immagine: Massachusetts General Hospital Center for Regenerative Medicine 

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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