Se dallo Spazio stanno tentando di comunicare con noi, iniziano a farsi decisamente insistenti. Continua infatti ad accumularsi i fast radio burst (o lampi radio) provenienti da Frb 121102, l’unica fonte nota dove questi potenti segnali radio spaziali siano stati prodotti ripetutamente. L’ultima testimonianza è quella pubblicata da un team di ricerca internazionale sulle pagine dell’Astrophysical Journal, che porta in totale a 17 i lampi radio emessi da Frb 121102, e lascia aperto un piccolo spiraglio alla possibilità che si tratti di segnali provenienti da una civiltà aliena, o di un tentativo diretto di comunicare con la nostra specie. Le spiegazioni più realistiche, è bene ricordarlo, sono però ben altre.
Un particolare che aiuterebbe a spiegare la diversa natura di questo fenomeno ripetuto. Le spiegazioni possibili? La prima, più probabile, è che si tratti di qualche corpo celeste esotico, come una giovane stella a neutroni in rotazione (una pulsar). La seconda, ovviamente più fantasiosa, è che siano segnali prodotti da una civiltà aliena estremamente progredita.
È questo infatti il nome scelto da un’organizzazione con base a San Francisco, che ha l’obbiettivo di inviare messaggi di saluto verso i più vicini esopianeti abitabili, nella speranza di ricevere (prima o poi) una risposta. Ci sono comunque diversi problemi da risolvere. Per esempio bisognerà raccogliere i soldi necessari (circa un milione di dollari all’anno) per installare, affittare o comunque operare una trasmittente sufficientemente potente per inviare il messaggio a destinazione. E sarà poi necessario riflettere sul messaggio da inviare, perché non è facile immaginare un saluto che risulti intellegibile da una specie completamente diversa dalla nostra.
Se anche tutto andasse come sperato, e ricevessimo un giorno una risposta, c’è inoltre chi teme che potrebbe non essere quella sperata. “E se gli alieni fossero ostili? – si chiede per esempio qualche astrofisico – non sarebbe meglio evitare di fargli sapere dove ci troviamo?”. Preoccupazioni non condivise dai membri del Meti, che puntano a raccogliere i fondi necessari e iniziare le operazioni entro la fine del 2018. Non resterà poi che attendere qualche anno, il necessario perché il messaggio raggiunga la destinazione scelta e perché una comunicazione faccia il percorso inverso, per sapere se il tentativo sarà andato a buon fine.
Via: Wired.it