Gli anticorpi dei lama potrebbero aiutare lo sviluppo di un vaccino contro l’influenza, specialmente nelle popolazioni più vulnerabili. In uno studio pubblicato su Science, un gruppo di scienziati ha infatti presentato una possibile soluzione in grado di garantire una protezione universale e a lunga durata da un gran numero di virus dell’influenza di ceppi A e B. Si tratta di anticorpi, derivati a partire da alcuni lama, particolarmente efficaci negli anziani o immunocompromessi.
Le epidemie stagionali di influenza rimangono una minaccia non trascurabile dal punto di vista della sanità a livello nazionale e mondiale: nonostante i vaccini siano uno strumento essenziale per la loro prevenzione, infatti, la loro efficacia è spesso ridotta negli anziani o nelle persone con un sistema immunitario indebolito e compromesso. Solo l’anno scorso in Italia oltre 8 milioni di persone sono state colpite con oltre 700 casi gravi. La grande varietà di ceppi di virus in circolazione, che cambia con ogni stagione, rende ulteriormente difficile la preparazione e distribuzione di vaccini efficaci ogni anno.
Nick Laursen e il suo team hanno somministrato vaccini contro l’influenza (in particolare quelli utilizzati nel 2009 e 2010) ad un gruppo di lama e hanno in seguito prelevato campioni di sangue dagli animali ed estratto da questi degli anticorpi, proteine chiave della risposta del sistema immunitario a una minaccia. Gli scienziati hanno osservato che questi anticorpi erano in grado di neutralizzare un gran numero di virus di diversi tipi di influenza, di ceppo A e B. La protezione ottenuta da questi era quasi universale, e potenzialmente in grado di proteggere un individuo per un’intera stagione senza bisogno di ulteriori richiami.
I ricercatori hanno testato questi anticorpi su un gruppo di topi per provare l’efficacia del trattamento. In particolare, e hanno osservato che esemplari anziani o con un sistema immunitario compromesso venivano, in seguito alla somministrazione, protetti da una dose altrimenti letale di influenza aviaria (H1N1). Il team ha sottolineato l’importanza di questi risultati che, se replicati anche negli esseri umani, potrebbero rendere questa terapia un potente strumento per trattare e prevenire l’influenza in popolazioni particolarmente vulnerabili.
Riferimenti: Science
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