Da Cambridge arriva la app che allena la concentrazione

Email, sms, chat e siti internet ormai sono una presenza costante nelle nostre vite. Tanto comune che spesso finisce per trasformare una giornata di studio o di lavoro in un estenuante esercizio di multitasking, che alla lunga logora la capacità di concentrarsi a dovere su compiti ed incombenze importanti. La soluzione? Potrebbe essere un videogame, o meglio: una app di “brain training” pensata per allenare le capacità di concentrazione di chi la utilizza con regolarità. Si chiama Decoder, ed è stata sviluppata e validata da un team di ricercatori di Cambridge. Stando ai loro risultati, pubblicati su Frontiers in Behavioral Neuroscience, l’efficacia della app sarebbe paragonabile a quella di uno stimolante come il Ritalin, attualmente utilizzato per il trattamento dei deficit di attenzione/iperattività (o Adhd).

Non sappiamo più concentrarci

Quando si affronta un compito complesso, nel lavoro come in ogni altro ambito della vita, la concentrazione è tutto. Ma sempre più spesso le nuove tecnologie, e i vizi che portano con sé, sembrano spingerci nella direzione opposta. “È capitato a tutti di tornare a casa dal lavoro certi di essere stati impegnati tutto il giorno, ma senza saper dire che cosa abbiamo fatto di preciso”, racconta Barbara Sahakian, psichiatra di Cambridge che ha partecipato allo sviluppo della app. “Il tempo d’altronde vola via rispondendo ad email e sms, curiosando sui social media e, più in generale, cercando di fare tutto in multitasking. Ma spesso cercare di dare retta a tutti si rivela controproducente: invece di essere più produttivi, diventa difficile concludere anche una singola incombenza, o portare a termine gli obbiettivi della giornata”.

Arriva la app per ritrovare la concentrazione

È proprio da questa constatazione che nasce Decoder: una app che si fonda sulle ricerche del Behavioural and Clinical Neuroscience Institute di Cambridge, e che nasce per allenare il cervello a focalizzare l’attenzione quando serve. Il programma ha la forma di un videogame, in cui l’utente è chiamato ad osservare una serie di numeri che scorrono sullo schermo per identificare le sequenze numeriche suggerite dalla app. In questo modo – spiegano i ricercatori – si dovrebbe attivare, e quindi alla lunga potenziare, il cosiddetto network fronto-parietale, una struttura del cervello coinvolta nello svolgimento di molte funzioni cognitive complesse, tra cui anche l’orientamento dell’attenzione e la capacità di mantenere la concentrazione. Questo, almeno, in teoria. E per capire se valesse anche in pratica, non restava che mettere alla prova Decoder con un esperimento.

Efficace quanto i farmaci

I ricercatori di Cambridge hanno reclutato 75 volontari giovani e in salute, e li hanno divisi in tre gruppi. Al primo è stato chiesto di allenarsi con Decoder per almeno 8 ore in un mese. Al secondo è stata proposta invece una routine simile, che coinvolgeva però un altro videogame. Mentre il terzo gruppo ha svolto il ruolo di controllo, e non si è cimentato in alcun allenamento virtuale. Al termine dell’esperimento tutti i partecipanti hanno svolto un test per verificare le proprie capacità di concentrazione, e i risultati hanno dato ragione all’intuizione dei ricercatori. Tra i volontari che hanno utilizzato Decoder i ricercatori hanno registrato un miglioramento paragonabile a quello che si osserva con l’utilizzo di stimolanti come la nicotina o il metilfenidato cloridrato, un farmaco, più noto con il nome commerciale Ritalin, usato per il trattamento di deficit dell’attenzione e sindromi di iperattività. Mentre negli altri due gruppi non sono emersi miglioramenti di sorta.

Il prossimo passo, spiega Sahakian, sarà verificare le potenzialità di Decoder anche in ambito medico. Pazienti che sviluppano disturbi dell’attenzione in seguito di lesioni cerebrali o patologie psichiatriche come il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, e per i quali l’allenamento con una app potrebbe rivelarsi una valida alternativa ai trattamenti farmacologici, e ai loro effetti collaterali. Nel frattempo, i ricercatori di Cambridge hanno già provveduto a rendere disponibile la app per tutti gli interessati. Grazie ad un accordo con Peak, azienda specializzata nello sviluppo di app di brain trainingevidence based”, che ha inserito Decoder nell’ultimo pacchetto di applicazioni appena rilasciate sull’app store di Apple, e punta a realizzare anche una versione per device Android nel corso dell’anno.

Riferimenti: Frontiers in Behavioral Neuroscience

Alessandro Di Bitonto

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