Approvato anche in Europa il vaccino di Johnson & Johnson

Johnson & Johnson
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Il vaccino dell’azienda Johnson & Johnson contro il coronavirus potrà essere utilizzato anche in Europa. L’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) ha appena autorizzato l’uso nell’Unione Europea del vaccino sviluppato da Janssen, divisione farmaceutica di Johnson & Johnson, concedendo un’autorizzazione al commercio condizionata sopra i 18 anni. Per noi è il quarto vaccino (presto) disponibile e distribuito, oltre a quello di Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca. E rispetto ai precedenti ha una grossa novità: a differenza degli altri giù in uso, questo infatti, in sigla Jnj8436735 oppure Ad26.Cov2.S, richiede una sola somministrazione (una sola dose).

Più “simile” al vaccino di AstraZeneca

Il vaccino di Johnson & Johnson era già stato approvato negli Stati Uniti, il 27 febbraio 2021, dalla Fda statunitense: lì è il terzo in uso, oltre a quello di Pfizer-BioNTech e quello di Moderna. È indicato per l’uso nelle persone con più di 18 anni (come gli altri vaccini – quello di Pfizer-BioNTech già dai 16 anni in su). Fra i prodotti che abbiamo, per come è costruito somiglia di più a quello di AstraZeneca. È infatti è un vaccino a vettore virale, ovvero che sfrutta un virus innocuo – un adenovirus causa del comune raffreddore depotenziato e non in grado di replicarsi. L’adenovirus è un vettore virale, ovvero il messaggero dell’informazione genetica (la sequenza) contenuta, che serve per produrre la proteina spike del Sars-Cov-2.

Il virus trasporta e trasmette alle cellule l’informazione e a questo punto il sistema immunitario si attiva per produrre una risposta efficace contro la spike. Gli altri due vaccini, Pfizer-BioNTech e Moderna, si basano su un meccanismo un po’ diverso e sono detti vaccini a mRna. Il frammento di codice necessario per produrre la spike (mRna) viene recapitato direttamente alla cellula tramite liposomi o nanoparticelle.

Cosa sappiamo sul vaccino di Johnson & Johnson

Come gli altri, è efficace nel prevenire i sintomi del Covid-19 mentre non è ancora chiaro se riesca a evitare anche i casi asintomatici – dunque a impedire il contagio – anche se è possibile, come spiegano i Centri Cdc statunitensi (Centers for Disease Control and Prevention). In particolare, ha un’efficacia del 66,3% nel prevenire Covid-19 e la percentuale sale moltissimo nel caso di ricoveri e decessi: nei trial clinici nessun paziente vaccinato che ha manifestato i sintomi di Covid ad almeno 4 settimane di distanza dalla vaccinazione ha poi avuto bisogno di essere ricoverato.

Risulta probabilmente efficace anche contro la variante inglese e forse anche contro quella sudafricana, anche se il dato deve essere confermato. Anche questo, come gli altri vaccini, può essere associato ad effetti collaterali. I più frequenti sono: dolore, rossore e gonfiore nel punto dell’iniezione, stanchezza, dolore muscolare, febbre, nausea e mal di testa. Inoltre, si conserva per 2 anni circa se mantenuto a -20 °C e per un massimo di 3 mesi a temperature da frigorifero, tra i 2 e gli 8 gradi.