Asma e Bpco, come migliorare l’aderenza alle terapie

Sono 7,7 milioni le persone che in Italia hanno una malattia respiratoria cronica, cioè l’asma, che colpisce soprattutto bambini e giovani, e la broncopneumatia cronica ostruttiva (Bpco), che si manifesta di solito oltre i 50 anni. Ma appena il 14,3% di chi è in terapia per queste patologie assume regolarmente i farmaci: un problema, questo della mancata aderenza al trattamento, sottostimato e che nel caso della Bpco può portare a riacutizzazioni e a ricoveri ospedalieri. Per chi non segue la terapia, la probabilità che i sintomi peggiorino aumenta infatti del 20% circa.

L’aderenza al trattamento cambia a seconda dell’età dei pazienti: secondo i dati del Progetto Aderenza 3C, non segue le indicazioni del medico il 70% dei ragazzi sotto i 14 anni, il 60% dei giovani tra i 14 e i 18, il 50% degli adulti (la terapia viene seguita per non più di tre mesi l’anno), il 60% degli over 65 (la terapia viene seguita per non più di due mesi l’anno).

Nel caso dei bambini asmatici di età scolare, può capitare che i genitori sottostimino il problema, aspettandosi dai figli una gestione autonoma della cura. Da parte degli adolescenti, invece, vi è spesso la non accettazione della malattia e le teenager, in particolare, sembrano temere i potenziali effetti collaterali delle cure, soprattutto la ritenzione dei liquidi. Per gli anziani affetti da Bpco, la mancata aderenza alla terapia dipende spesso dalla difficile gestione delle comorbidità: troppi farmaci da prendere più volte al giorno. Può accadere, così, che l’importanza del trattamento da assumere tramite inalatori venga sottovalutata, in particolare quando i sintomi appaiono sotto controllo. A questo si aggiunga la difficoltà di usare nel modo corretto il dispositivo.

Cosa fare per migliorare l’aderenza? Gli studi mostrano che bastano piccoli accorgimenti, cominciando dal fornire informazioni scritte facili da seguire. Fondamentali sono l’infermiere, il fisioterapista e il farmacista: i primi due per mostrare l’uso corretto dell’inalatore, la terza da considerare come un punto di riferimento. Si è visto, poi, che tenere i farmaci sempre nello stesso posto può far aumentare l’aderenza fino al 44%, mentre associare l’assunzione a un gesto routinario (come lavarsi i denti) può migliorarla fino al 30%. Va inoltre tenuto conto che più del 60% dei pazienti con una malattia respiratoria cronica preferisce un regime che preveda una sola somministrazione giornaliera.

Per quanto riguarda il dispositivo per l’inalazione, i medici riferiscono che deve essere il più possibile “patient friendly”: non dovrebbe richiedere una grande coordinazione tra manualità e respirazione, né eccessivi sforzi respiratori per assimilare i farmaci. Esiste un documento di consenso della European Respiratory Society (Ers) e dell’International Society for Aerosols in Medicine (Isam) nel quale sono elencate specifiche accomandazioni: per prima cosa, i produttori dei dispositivi devono assicurare che i pazienti possano impiegarli correttamente.

A parità di efficacia con le combinazioni di corticosteroidi e broncodilatatori già disponibili con cui oggi si trattano le malattie respiratorie croniche, una nuova formulazione e un nuovo tipo di inalatore potrebbero aumentare l’aderenza al trattamento. Si tratta dell’associazione del fluticasone furoato (corticosteroide) e del vilanterolo (broncodilatatore) la prima con un’efficacia di 24 ore che può quindi essere somministrata una sola volta al giorno. La mono-somministrazione è stata valutata in una popolazione di 1.302 pazienti con asma tra i 12 e i 56 anni, e ha dimostrato di aumentare l’aderenza alla terapia del 20%.

Per quanto riguarda il nuovo dispositivo utilizzato, ripensato da zero, sono state ridotte al minimo le manovre da compiere per l’attivazione (apertura, inalazione, chiusura): è stato così ridotto il numero di errori critici da parte dei pazienti, rilevati soltanto nell’1% dei casi.

Credits immagine: polentafria/Flickr CC

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