A metà dicembre, un gigantesco asteroide volerà molto vicino alla Terra. Si tratta di 3200 Phaethon, un sasso spaziale del diametro di circa 5 chilometri che il mese prossimo passerà molto vicino alla Terra, esattamente a circa 10 milioni di chilometri. Una distanza, in termini astronomici, davvero piccola ed è proprio per questo che il Minor Planet Center dell’International Astronomical Union (Iau) lo ha classificato come un asteroide “potenzialmente pericoloso” (potentially hazardous asteroid, Pha) per il nostro pianeta.
Scoperto per la prima volta nel 1983, l’asteroide prende il nome dal dio Fetonte, figlio di Apollo, il dio del Sole, che secondo la mitologia greca aveva distrutto la Terra. L’asteroide completa la sua orbita intorno al Sole ogni 1,4 anni, e durante il suo percorso si avvicina anche al nostro Pianeta. Questa volta, passerà nel punto più vicino al nostro pianeta intorno al 17 dicembre, pochi giorni dopo dell’annuale pioggia meteorica delle Geminidi, il cui picco di massima attività verrà raggiunto nella notte del 13 dicembre.
Sebbene sia tecnicamente classificato come un asteroide, la sua origine è ancora un mistero. Infatti, 3200 Phaethon è il responsabile di questa pioggia di meteoriti e ciò lo rende una vera e propria anomalia: è l’unico mai osservato ad avere associate delle stelle cadenti. Solitamente, infatti, queste sono il risultato di detriti provenienti da una cometa che avvicinandosi al Sole, evaporano, creando le famose code.
Tanto per fare un po’ di chiarezza, la differenza fondamentale tra asteroidi e comete è nella loro composizione: i primi sono composti da metalli e roccia, mentre le seconde da ghiaccio, polvere e materiale roccioso.
E proprio per questo motivo, la Nasa aveva suggerito che l’asteroide fosse in passato una vera e propria cometa, ma che abbia perso la maggior parte del materiale facendo emergere il nucleo interno. Tuttavia, sebbene non ci sia l’effettivo rischio di un impatto con il nostro pianeta, gli scienziati del Jet Propulsion Laboratory della Nasa cercheranno di sfruttare al massimo quest’opportunità per ottenere un’immagine dettagliata dell’asteroide e cercare così di chiarire una volta per tutte la sua origine.
Via: Wired.it
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