Vaccino AstraZeneca: uso preferenziale negli over 60

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(Foto: Mat Napo on Unsplash)

Eccoci all’ultima puntata della saga che vede protagonista Vaxzevria, il vaccino contro Covid-19 sviluppato dall’università di Oxford e dalla farmaceutica AstraZeneca. Alla luce di nuovi dati di farmacovigilanza, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha riconosciuto come probabile il collegamento tra i rari eventi tromboembolici e la vaccinazione col prodotto anglo-svedese. Gli esperti, tuttavia, sottolineano ancora una volta la sostanziale sicurezza del vaccino e come i benefici della vaccinazione siano di gran lunga superiori ai rischi, non indicando pertanto limitazioni di utilizzo né per età né per genere. Gli stati europei, comunque, sono liberi di dare indicazioni diverse, tant’è che nelle scorse ore il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato una nuova circolare a riguardo: ecco cosa c’è da sapere.

C’è un legame tra vaccino Vaxzevria ed eventi tromboembolici?

I dati aggiornati di farmacovigilanza che gli esperti di Ema hanno analizzato testimoniano un’associazione statistica significativa tra la vaccinazione anti-Covid con il prodotto di Astrazeneca e “casi molto rari di tromboembolismi anche gravi, in sedi inusuali (fra i quali casi rari di trombosi venosa dei seni cerebrali, trombosi splancniche e arteriose) associati a trombocitopenia”, si legge nella circolare dei ministero della Salute.

Gli eventi di alterazione della coagulazione del sangue che potrebbero essere conseguenza della vaccinazione non sono comuni né per tipologia né per frequenza. Sembrano essere una reazione autoimmune, simili a una condizione che può verificarsi in persone in terapia con eparina (un anticoagulante), quando il sistema immunitario produce anticorpi contro questa molecola. Le manifestazioni sono trombosi venose nel cervello o trombosi a livello addominale.

Sulla base dei dati in possesso finora, si stima che tali eventi avversi abbiano una frequenza di 4-7 casi su 1 milione di persone vaccinate con Vaxzevria entro 14 giorni dalla prima dose. Per confronto il rischio della medesima complicanza per altri vaccini è di meno di 1 caso su 1 milione di persone vaccinate.

La maggior parte degli eventi tromboembolici rari segnalati si è verificata in donne con meno di 60 anni, ma non è possibile stabilire con certezza se età e genere siano fattori predisponenti.

Per chi è raccomandato Vaxzevria?

Alla luce di queste informazioni, Ema non modifica le proprie indicazioni e conferma l’impiego di Vaxzevria su persone adulte in tutte le fasce d’età, senza limitazioni di genere.

I singoli stati membri, comunque, hanno la possibilità di imporre limitazioni o dare suggerimenti di impiego in base alle proprie strategie vaccinali. Sull’esempio di altri Paesi europei, tra cui Germania e Francia, il nostro ministero della Salute, in accordo con il Cts di Aifa e il Consiglio superiore di sanità, raccomanda un uso preferenziale di Vaxzevria nelle persone di età superiore ai 60 anni.

Cosa cambia per chi ha già ricevuto la prima dose di Vaxzevria?

Non cambia nulla: all’atto pratico, come si legge nella circolare del ministero, “in virtù dei dati ad oggi disponibili, chi ha già ricevuto una prima dose del vaccino Vaxzevria, può completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino”.

A oggi non ci sono dati che indichino un’associazione tra la somministrazione della seconda dose di Vaxzevria e rari eventi tromboembolici.


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Dopo la prima dose di Vaxzevria, a quali segnali fare attenzione?

L’eventualità di un evento avverso di natura tromboembolica nei 14 giorni successivi alla prima somministrazione di Vaxzevria di AstraZeneca è estremamente rara. Tuttavia, gli esperti consigliano di rivolgersi subito a un medico in caso si manifestino segni come mal di testa di entità non comune, diffusi e persistenti, soprattutto se accompagnati da disturbi neurologici come problemi alla vista, insensibilità degli arti, confusione, etc; oppure forti dolori addominali persistenti.

Come cambia il piano vaccinale italiano?

Per il momento le nuove informazioni sul vaccino di AstraZeneca non intaccano la strategia vaccinale italiana. Il commissario straordinario all’emergenza Covid Francesco Figliuolo durante l’incontro con le Regioni ha dichiarato che dall’8 aprile si aprono ad AstraZeneca le vaccinazioni per la categoria 60-79 anni.

Insomma, le priorità rimangono le stesse: completare la vaccinazione delle fasce più anziane della popolazione, che sono più a rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19 e sembrano non essere interessate da effetti avversi gravi al vaccino. Per gli under-60 staremo a vedere.

Via: Wired.it

Credits immagine: Mat Napo on Unsplash