Astronauti sott’acqua

Cosa ci fanno degli astronauti con tanto di tuta spaziale dentro una piscina? Si preparano ad atterrare su un asteroide. Questo bizzarro tipo di addestramento è stato ideato dalla Nasa per aiutare gli ingegneri a ottimizzare la missione che nel 2020 dovrebbe portare per la prima volta l’essere umano su un corpo celeste così piccolo.

Ma perché andare su un asteroide? Uno dei principali motivi è quello di prelevare una carota del sottosuolo, nella speranza che possa fornire informazioni sull’età del Sistema Solare e sulla sua origine. Naturalmente nello Spazio non è possibile usare gli strumenti dei geologi per raccogliere campioni di roccia (anche un semplice martello non è sicuro se tra la testa e il martello c’è una capsula di vetro necessaria per mantenerti in vita). Per questo è importante valutare con attenzione quali tecniche e strumenti adoperare. Inoltre un asteroide è un corpo celeste diverso da quelli visitati finora: è privo di una forma sferica, ha un diametro solitamente inferiore al chilometro e ha una forza di gravità molto bassa. Dunque servono test specifici per valutare i bisogni e le problematiche che si potrebbero incontrare.

Per questo motivo sono da poco iniziate delle nuove prove al Neutral Buoyancy Laboratory del Johnson Space Center della Nasa. Due astronauti, Stan Love e Steve Bowen, che hanno trascorso più di 62 ore nello Spazio e hanno passeggiato per nove volte accanto allo Shuttle, hanno messo a disposizione la loro esperienza per preparare al meglio la missione. Ad entrambi è stato chiesto di indossare versioni modificate delle tute spaziali e di muoversi sott’acqua in una piscina, in modo da simulare l’assenza di gravità. Poi è stato posto a 13 metri di profondità un modello della navicella che trasporterà gli astronauti, ancorata al veicolo spaziale robotico che avvicinerà l’asteroide.

“Stiamo lavorando sulle tecniche e gli strumenti che potremmo usare per esplorare un piccolo asteroide”, ha dichiarato Love. “L’idea è di catturarlo da un’orbita intorno al Sole e portarlo, con una sonda spaziale robotizzata, in orbita intorno alla Luna. Solo quando l’asteroide sarà nella nuova orbita il veicolo spaziale Orion e il razzo Space Launch System potranno far atterrare l’equipaggio di astronauti per prelevare campioni e dare un’occhiata da vicino”.

Altro punto cruciale sarà scegliere l’asteroide giusto. La Nasa sta già lavorando per identificare il candidato migliore che potrebbe essere facilmente raggiunto, catturato e portato in un’orbita stabile intorno alla Luna.

In realtà tutti questi sforzi hanno anche un altro fine, ovvero progettare e costruire una serie di tecnologie necessarie per i viaggi a lungo termine. Perché c’è un altro obiettivo importante da raggiungere: l’invio di esseri umani su Marte nel 2030.

Riferimenti: Nasa
Credits immagine: Nasa

1 commento

  1. Intorno al 1960 c’era l’Associazione Italiana Razzi con circa 120 soci qualificatissimi nei diversi settori inerenti l’astronautica. Così accanto a Gabrielli (aerei Fiat), Casci (propulsione) ecc. c’era anche il noto fisiologo Margaria, facoltà in città studi a Milano. Qualche suo assistente o qualche suo allievo potrebbe esserci ancora per ricordare come lui faceva esperimenti con i suoi assistenti dentro vasche piene d’acqua per avvicinarsi alla situazione di assenza di gravità (Frizziero Sondrio)

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