PARTIRE IN QUARTA o procedere lentamente? Nella sclerosi multipla, malattia cronica e degenerativa del sistema nervoso, questa domanda i medici se la possono porre solo ora, perché fino a qualche anno fa di terapie ce ne erano davvero poche. Ma le cose stanno cambiando: i neurologi hanno a disposizione farmaci capaci di agire in maniera radicale sul sistema immunitario. E altre molecole stanno arrivando, così da poter accerchiare i linfociti. «Il ruolo delle cellule immunitarie è determinante: sono loro ad entrare nel cervello e a causare diverse lesioni, fra cui la più nota è quella alla mielina», spiega Maria Trojano, direttore della Neurofisiopatologia dell’Università di Bari. Sul banco degli imputati, quindi, ci sono i linfociti T e B: e se finora l’attenzione è stata puntata sui primi, oggi sono i secondi a conquistare le luci della ribalta, come testimoniano diversi risultati presentati al congresso dello European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis (ECTRIMS), appena chiuso a Londra.
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