Aumentano le vittime tra i volontari

Tra i volontari delle associazioni impegnate in azioni umanitarie aumenta il numero delle vittime. Secondo uno studio compiuto da alcuni ricercatori statunitensi e pubblicato sul prestigioso British Medical Journal, infatti, negli anni compresi tra il 1995 e il 1998 i volontari deceduti in aree di conflitto sono stati 375. Di questi, il 68 per cento è rimasto ucciso da bombe e mine, sotto il fuoco incrociato o per colpi inferti a sangue freddo, vere e proprie esecuzioni. “Di tutti i decessi registrati, oltre la metà sono avvenuti in Africa”, spiegano i ricercatori. Il picco più alto si è avuto in Ruanda durante il conflitto del 1994. Da allora le morti riportate tra i volontari delle Nazioni Unite sono diminuite, mentre sono in costante aumento quelle tra gli uomini delle organizzazioni non governative. “Le Ong infatti agiscono spesso in conflitti piccoli ma molto violenti, dove gli aiuti dall’Onu sono meno diffusi”, continuano i ricercatori. E avvertono: “continuare a fornire assistenza umanitaria nei territori segnati da guerre violente in corso significa inevitabilmente far crescere ancora il numero delle vittime. Per proteggere i volontari sono necessari: una comprensione più chiara dei rischi, una pianificazione accurata degli interventi, un miglioramento delle comunicazioni e piani di evacuazione più efficaci”. (m.be.)

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