La procedura impiegata in Europa per autorizzare la produzione degli organismi geneticamente modificati (Ogm) sarebbe “fallata”. Le aziende produttrici sono sì obbligate a fornire informazioni esaurienti sui possibili rischi ambientali, ma possono strumentalizzare i dati scientifici in loro possesso per influenzare il risultato della procedura di autorizzazione. Lo afferma un team di studiosi dell’Università di Leida all’interno di uno studio finanziato dal Nwo Council for the Humanities olandese. I criteri di “rilevanza” delle informazioni richieste alle aziende, affermano i sottoscrittori del documento, sono ambigui e soggetti a distorsioni dettate dell’interesse economico e politico. In particolare sotto accusa sono la Direttiva 90/220/EEC dell’Ue e la politica portata avanti dall’Ocse. Gli studiosi propongono un “set di domande rilevanti” in grado di identificare i rischi potenziali legati all’utilizzo degli Ogm, le cui risposte siano poi sottoposte a istituti di ricerca “imparziali” e ad organizzazioni ambientaliste. Poiché lo studio dei rischi possibili – continua il documento – non garantisce comunque che un dato effetto collaterale negativo non si verificherà mai, la decisione finale sarà sempre di tipo etico-politico, ma dovrà tener conto del maggior numero di parametri possibile. (f.n.)