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Biocamp Italia, a Siena il futuro della ricerca

“Yes we can”. È questo il messaggio con cui Ilaria Capua, deputata e direttrice del dipartimento ricerca e sviluppo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, ha deciso di accogliere i 30 giovani ricercatori che partecipano Biocamp Italia, primo appuntamento nostrano del Novartis International Biotechnology Leadership Camp. “Fare ricerca competitiva in Italia è possibile”, ha commentato infatti, intervenendo durante la giornata inaugurale del corso, “Servono costanza, un pizzico di fortuna e la capacità di sviluppare la propria leadership”.

È così, ha raccontato ai giovani in sala, che il laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie da lei diretto, composto all’inizio solamente da un gruppo di giovanissimi ricercatori, è riuscito a diventare un team leader nel proprio campo, famoso per aver isolato e caratterizzato per primo il virus H5N1 dell’influenza aviaria, e capace oggi di collaborare con i più avanzati centri di ricerca del mondo, e di attrarre cospicui finanziamenti internazionali.

Il Biocamp Italia, iniziato il 30 settembre, durerà tre giorni, e offrirà ai ragazzi l’opportunità di confrontarsi con manager, ricercatori ed esperti di fama mondiale, per conoscere da vicino il mondo dell’industria farmaceutica e del biotech, e sviluppare le loro capacità imprenditoriali e manageriali. La sede scelta è quella del polo biotecnologico senese di Novartis Vaccines, uno dei più grandi centri di ricerca e sviluppo mondiali per i vaccini, in cui l’azienda realizza quasi il 60% di quelli prodotti per il mercato mondiale. È qui ad esempio che è stato scoperto e sviluppato il recente vaccino contro la meningite di tipo B, già approvato in Europa, che dovrebbe essere disponibile entro la fine dell’anno (vedi Galileo: Il primo vaccino contro la meningite più comune).

Come ha raccontato ai ragazzi Rino Rappuoli, direttore di ricerca e sviluppo di Novartis Vaccines, il vaccino è frutto di una nuova tecnica, la reverse vaccinology, che si basa sul sequenziamento del genoma dei patogeni. La tecnica è stata sviluppata verso la fine delgi anni ’90 nei laboratori nel centro ricerche di Siena, in collaborazione con Craig Venter, uno dei pionieri del sequenziamento genico. “Quando Craig Venter rivelò di aver effettuato il primo sequenziamento di un intero genoma, mi recai da lui, e gli chiesi di lavorare su quello del meningococco”, ha raccontato Rappuoli. “Grazie alla sua collaborazione siamo riusciti a realizzare il vaccino in un tempo molto inferiore alla norma”.

Per quanto riguarda il futuro, Rappuoli ritiene che, ora che sono stati sviluppati i vaccini per quasi tutte le patologie dell’infanzia, si aprirà una nuova fase della ricerca: “Sono convinto che riusciremo a realizzare vaccini contro i ceppi di batteri resistenti agli antibiotici, contro le malattie metaboliche, e persino vaccini contro il cancro”, ha continuato, sottolineando che la chiave per questi successi risieda nella collaborazione tra pubblico e privato. Di questo è convinta anche Capua, che ha sottolineato come: “La partnership tra pubblico e privato è fondamentale, e rappresenta una situazione win-win, perché alcune cose che il privato non vuole fare le può fare la ricerca pubblica, e viceversa. L’importante è mettere a frutto il know-how dei giovani ricercatori, e aggiornare le leggi italiane, per incentivare, come si fa all’estero, la ricerca, e le collaborazioni con l’industria privata”.

Uno dei punti più urgenti su cui intervenire, avverte Capua, è il recente emendamento proposto alla direttiva europea sulla sperimentazione animale (cui Galileo ha dedicato il proprio sondaggio). “Così come è stata emendata, la legge italiana è ben più severa di quella che verrà applicata in tutto il resto d’Europa. Questo non solo è un controsenso, ma è anche contrario alle norme dell’Unione, che non permettono agli stati membri di avere regolamenti più rigidi di quelli approvati in sede comunitaria, e porterebbe quindi ad un provvedimento di infrazione, e quindi sanzioni a carico del nostro stato”.

Quella per la libertà di ricerca è una battaglia che Capua lamenta di combattere da sola, perché nel nostro parlamento manca un reale interesse per il futuro della ricerca, e che ora è resa ancor più complicata dal recente clima di instabilità politica. “Avevo presentato un contro-emendamento che era stato inserito nell’ordine del giorno approvato dal governo, ma vista la recente crisi politica, è difficile dire cosa succederà nei prossimi mesi. Se la direttiva dovesse entrare in vigore così come è, il suo effetto sarebbe immediato, e metterebbe la parola fine alla ricerca italiana”.

Credits immagine: Novartis AG/Flickr

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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