Nuove speranze nella lotta al cancro al pancreas

    Nonostante siano passati più di 50 anni dall’inizio della ricerca sul cancro al pancreas e sui suoi possibili trattamenti terapeutici, il tasso di sopravvivenza di questo tipo di tumore è ancora molto basso: secondo i dati dell’American Cancer Society (aggiornati al 2013), appena il 14% dei pazienti con un cancro nello stadio 1 è in vita 5 anni dopo il trattamento, e per i pazienti con cancro allo stadio 4 il tasso di sopravvivenza  solo dell’1%. Per questo è fondamentale studiare con più attenzione questa complessa malattia, nella speranza di poter sviluppare urgentemente nuovi trattamenti e strategie con più efficacia.

    In questa direzione va giusto lo studio, pubblicato su Nature, in cui un team internazionale di scienziati, tra cui anche ricercatori dell’Arc-Net di Verona, si è occupato di analizzare in dettaglio il genoma del cancro pancreatico. I dati ottenuti infatti potrebbero avere importanti implicazioni cliniche e aiutare, ad esempio, a scegliere i trattamento più adeguato per i pazienti nei diversi stadi della malattia.

    Tramite il sequenziamento dell’intero genoma di 100 diversi tumori al pancreas (un processo che consiste nell’allineare le basi che constituiscono il Dna contenuto nelle cellule, in modo da poterlo leggere e analizzare), i ricercatori hanno ottenuto una descrizione particolareggiata degli eventi genomici che caratterizzano la malattia, inclusi i disordini e i geni che la fanno progredire, alcuni dei quali sono già presi di mira dalle terapie esistenti. Gli scienziati hanno anche messo in evidenza alcune riorganizzazioni dei cromosomi che possono causare danni al Dna capaci di degenerare nella malattia.

    “Grazie al sequenziamento dell’intero genoma dei primi 100 adenocarcinomi del pancreas abbiamo scoperto le alterazioni del Dna caratteristiche di queste neoplasie, sia in termini di mutazioni strutturali dei cromosomi che di mutazioni di geni responsabili per la loro insorgenza,” ha spiegato Aldo Scarpa, leader del team di Arc-Net, aggiungendo che in questo modo i ricercatori sono stati in grado, per la prima volta, di classificare questo cancro in quattro sottogruppi molecolari, potenzialmente rilevanti da un punto di vista clinico.

    Usando una combinazione di biomarcatori (in genetica, un frammento di sequenza di Dna causa di una malattia o di una predisposizione patologica) scoperti durante la ricerca, gli autori hanno infatti identificato una categoria di pazienti che potrebbe ricevere benefici da un trattamento a base di platino, (durante lo studio, infatti, quattro pazienti su cinque sottoposti a questa terapia hanno avuto una risposta positiva).

    Il riconoscimento di questi sottogruppi è stato possibile grazie a delle specifiche analisi che sono già disponibili e saranno introdotte nella routine diagnostica dei pazienti entro la fine dell’anno, rappresentando un enorme passo in avanti in termini di applicazioni terapeutiche personalizzate.

    Riferimento: Nature doi: 10.1038/nature14169

    Credits immagine: euthman/Flickr CC

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