Studiare le nuvole col supercomputer

    Sarà capitato a tutti di vedere dei nuvoloni temporaleschi che “ribollono” nel cielo. Per quanto comuni, i fenomeni fisici che determinano questi processi di mescolamento turbolento, fondamentali per la formazione delle nuvole di vapore acqueo, sono estremamente difficili da studiare per i fisici, visto che avvengono solitamente a grande distanza dal suolo. Un recente studio del gruppo Philofluid del Dimeas del Politecnico di Torino è riuscito a superare questi problemi, riproducendo il comportamento delle nubi grazie ad una simulazione computerizzata, e arrivando così a chiarire alcuni dei segreti di fenomeni fluidodinamici di piccola scala, legati ai processi di mescolamento turbolento che avvengono nella formazione delle nubi.

    Il progetto, coordinato da Daniela Tordella, professoressa di fluidodinamica del Politecnico, ha coinvolto dottorandi e tesisti, permettendo loro di entrare a contatto con l’impiego di risorse di supercalcolo di altissimo livello: per il loro studio infatti, hanno avuto accesso per oltre 3.000.000 di ore di calcolo (equivalenti a 340 anni di calcolo su una macchina singola) con il supercomputer Curie, installato a Parigi. Una risorsa in più per questi studenti, direttamente spendibile sul mercato del lavoro, dal momento che anche l’industria sta iniziando ad usare intensamente questo tipo di macchine di super-calcolo ed è alla ricerca di professionalità che possiedano queste competenze.

    Lo studio è stato segnalato inoltre come “success-story” dalla Prace (Partnership for Advanced Computing in Europe), associazione che raggruppa i principali centri di supercalcolo europei e ha l’obiettivo di consentire ai ricercatori l’accesso ai più avanzati sistemi di calcolo, ed inserito nel suo annual report 2013, pubblicato a maggio 2014, assieme ad altri sette progetti internazionali scelti tra i 103 condotti tra il 2010 ed il 2012.

    Riferimenti: Analysing cloud behaviours through HPC modelling

    Credits immagine: paul bica/Flickr

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    1 commento

    1. I supercalcolatori hanno un senso e possono dare grandi opportunità a chi li utilizza, ricercatori compresi,solo nel caso che i dati inseriti siano specifici per il risultato che si vuole ottenere.
      Per capire come si formano i nuvoloni temporaleschi che “ribollono” nel cielo mentre qualche fulmine illumina il cielo,oltre che affidarsi alla fluidodinamica bisognerebbe coinvolgere altri fenomeni fisici,tra i quali sicuramente il magnetismo.

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