Un italiano all’Academy of Neurology

    di Andrea Rubin

    Sono numerosi i successi dei ricercatori italiani. L’ultimo è il risultato ottenuto da Lucio D’Anna che si è visto conferire il prestigioso International Scholarship Award dall’American Academy of Neurology. Specializzando presso l’Università di Udine, D’Anna sta ora conseguendo un dottorato di ricerca in Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze presso una delle dieci migliori Università d’Europa: il King’s College di Londra e, ad aprile a Washington DC ritirerà l’ambizioso premio. Ma per quale motivo gli è stato conferito? D’Anna, insieme ai colleghi, ha utilizzato la tecnica della trattografia sui pazienti affetti da una particolare forma di demenza, l’afasia primaria progressiva.

    Prima di entrare nei dettagli, a Galileo D’Anna ha raccontato cosa si intenda per trattografia: “La trattografia è una nuova metodica d’indagine di risonanza magnetica, basata sull’imaging a tensore di diffusione (DTI), che permette di esplorare le connessioni di sostanza bianca e mettere in relazione le diverse aree cerebrali tra loro, potendo identificare alcune alterazioni microstrutturali responsabili di determinati sintomi del paziente”. Una tecnica dunque non invasiva per il paziente al quale viene solamente chiesto di rimanere immobile durante l’esame.

    Il risultato permette di visualizzare i principali fasci di fibre di sostanza bianca cerebrale in modo tridimensionale, attraverso l’aiuto di alcuni software. Un trattamento diagnostico che, si ritiene, permetterà in futuro una diagnosi più precoce e una miglior terapia della sintomatologia. “La trattografia, infatti ,è una metodica utilizzata in diversi studi di sperimentazione clinica come indicatore precoce in malattie degenerative come la sclerosi laterale amiotrofica e l’alzheimer”, specifica D’Anna.

    Ma la trattografia sta trovando applicazione anche nella ricerca neuroncologica. “Un’ulteriore applicazione della trattografia avviene nell’ambito del trattamento neurochirurgico dei tumori cerebrali, dove si è dimostrata estremamente efficace nel definire i rapporti del tumore con determinati fasci cerebrali, al fine di indirizzare il neurochirurgo verso la via di accesso più appropriata e l’approccio meno debilitante per il paziente, in termini di risparmio di funzioni”, afferma D’Anna.

    Fatte le dovute premesse, ecco in particolare di cosa si sono occupati D’Anna e colleghi. I ricercatori hanno applicato questo strumento diagnostico su una particolare malattia degenerativa quale appunto l’afasia primaria progressiva. Una malattia le cui cause sono tuttora sconosciute. “Si tratta di una malattia degenerativa che si caratterizza per una progressiva perdita delle capacità linguistiche. Sebbene recenti studi abbiano documentato come questi pazienti possano sviluppare nel tempo anche dei sintomi comportamentali come depressione, agitazione, aggressività e disinibizione sessuale, le basi neuroanatomiche di questi disturbi sono state finora sconosciute. L’obiettivo del nostro studio è stato quello di studiare mediante la trattografia quali fascicoli di sostanza bianca fossero alterati in questi pazienti, correlando le alterazioni microstrutturali con i sintomi dei pazienti. Questo lavoro”, continua D’Anna: “è il frutto di una collaborazione tra il NatBrainLab del King’s College di Londra diretto da Marco Catani e il Cognitive Neurology and Alzheimer’s Disease Center della Northwestern University di Chicago, diretto da Marsel Mesulam“. 

    Questi due centri, tra i più importanti per quanto riguarda la ricerca nell’ambito delle neuroscienze, hanno sviluppato nel tempo un’importante collaborazione per studiare mediante la trattografia le disfunzioni relative alle vie profonde di connessione della sostanza bianca poste oltre il manto corticale nei pazienti affetti da afasia primaria progressiva, conclude il ricercatore.

    Credits immagine: Roxana/Flickr CC

    Se avete ricerche e studi da segnalare alla redazione per la rubrica “Ricerca d’Italia” scrivete a redazione@galileonet.it

     

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