La costruzione della propria personalità è per tutti un impegno che dura tutta la vita, elaborato nella interazione con se stessi e con gli altri, nell’alternanza di momenti più o meno felici. Nell’adolescenza si cerca di affermare la propria identità imparando a conoscere le proprie sensazioni e i propri desideri, si inviano agli altri messaggi di autonomia attraverso i modi di vestirsi, di parlare, di comportarsi; e contemporaneamente si manifesta, in modi disparati, il bisogno di appartenere a un gruppo.
Cambiamenti drastici
Nell’adolescenza, scrive lo psicanalista Massimo Ammaniti, i conflitti tra il desiderio di essere se stessi e la ricerca dei modi in cui si vuole essere visti dagli altri per esserne accolti, sono particolarmente evidenti, spesso dolorosi. Gli aspetti che si vogliono mostrare e quelli che si vogliono nascondere si alternano con esiti non sempre felici. Nell’adolescenza i cambiamenti, che sempre accompagnano la vita, sono più drastici e più veloci, avvengono nel corpo e nel modo di presentarsi al mondo mentre gli abituali sistemi di riferimento si sfaldano e si affermano nuove esigenza, spesso accompagnate da malesseri profondi. Aumenta la diffidenza nei confronti dei genitori e del gruppo familiare da cui non si vuole essere controllati, diminuisce la diffidenza verso il gruppo, da cui si vuole essere accolti a conferma della propria identità, sempre con la paura di essere mal giudicati.
Adolescenza, una vita al telefono
Ma cosa si dicono gli adolescenti al telefono, chattando per ore e ore, senza fare sport o svolgere attività varie con i coetanei, senza cercare esperienze sentimentali e sessuali? Gli psicologi statunitensi sono preoccupati perché attribuiscono all’uso dello smartphone e alle sempre più invadenti tecnologie di comunicazione un aumento dei disturbi psicologici e dei ritardi nella maturazione cerebrale. Altri studiosi si concentrano sul cambiato ruolo degli adulti, sull’ambiente de-responsabilizzante in cui gli adolescenti vivono, sulla violenza che li circonda in contesti sociali in cui la mascolinità diventa licenza per sopraffare e soggiogare i più deboli, o l’altro sesso.
Che giovani stiamo crescendo?
Le numerose citazioni da Donald Winnicott, pediatra e psicanalista britannico, sostengono l’analisi di Ammaniti, che mette in evidenza il ruolo dei conflitti generazionali, il cambiamento dei rapporti familiari, talvolta l’incapacità dei genitori a far valere le proprie regole educative. La sua esperienza e la sua competenza di terapeuta lo spingono a domandarsi che giovani stiamo crescendo. E per guidare i suoi lettori ad una sorta di consapevole avvicinamento ai giovani, presenta le storie di alcuni adolescenti col loro bisogno di crescere, di conquistare autonomia, di essere accolti e forse (senza confessarlo mai) di essere amati. Bisogno di isolarsi, vergogne, narcisismo, vittimismo, desiderio di appartenenza, autostima pericolante, solitudine, egoismo… sono solo alcune delle difficoltà che si presentano, una parte dei prezzi che bisogna pagare per crescere perché, come dice Winnicott, l’adolescenza deve essere vissuta, con le sue asperità e suoi conflitti.
Un gruppo di appartenenza
Gli anni passano ma molte delle difficoltà che la vita aveva presentato nell’adolescenza permangono nell’età adulta: continua la ricerca di indipendenza e dipendenza, permane la difficoltà di sopportare divieti e frustrazioni, si cerca un gruppo di appartenenza. E si diventa anche genitori, più o meno attenti al proprio ruolo, più o meno capaci di svolgerlo assumendosi i responsabilità educative. I rapidi cambiamenti economici, sociali, relazionali, familiari modellano giorno per giorno la vita degli adulti come quella dei ragazzi, e modificano i ruoli reciproci, in una dialettica tra scontro e incontro comunque necessaria alla crescita di entrambi.
La relazione genitori-figli
Ammaniti conclude gettando uno sguardo problematico sulla relazione genitori-figli, condizionata dal contesto sociale e da una quantità di variabili. Sono necessari i confronti ed anche i compromessi, ma se questi non si raggiungono, consiglia lo psicanalista, bisogna che gli adulti assumano comportamenti fermi, ricordando a se stessi e ai ragazzi l’importanza e l’autorevolezza del proprio ruolo genitoriale.
Foto di Aedrian Salazar su Unsplash