Categorie: Società

Brainspotting: la coscienza in Tv

In Inghilterra la scienza in Tv fa audience: tanto da portarsi dietro un pubblico come quello teatrale, in genere poco incline al piacere dello spettacolo via cavo. E’ il caso della felice serie “Reality on the Rocks”, che Channel 4, le rete più seguita dopo la Bbc, trasmette dal 1995. Ogni puntata è dedicata ad un argomento o a una controversia di carattere scientifico. Come nel caso della puntata intitolata “Much Ado about Nothing”, ovvero “Molto rumore per nulla” (ma di schakespeariano c’è solo il titolo), in cui il tema centrale era la spiegazione di alcuni capisaldi della fisica moderna, come la sovrapposizione degli stati nella meccanica quantistica. La puntata ha vinto il premio per il miglior film di scienza al festival del Cnrs “Image et Science”.L’interprete incontrastato della trasmissione è per l’appunto un famoso attore di teatro inglese: Ken Campbell, spesso anche co-sceneggiatore delle sue performances. Campbell fa la parte dell’”uomo della strada”, di colui che si interessa di scienza ma non è uno scienziato: l’attore si aggira con l’ingenuità e la curiosità del “non addetto ai lavori”, che vuole conoscere e soprattutto trovare delle spiegazioni razionali a fenomeni di per sé insondabili come la formazione del pensiero o la fisiologia della mente. La nuova serie della trasmissione porta il titolo di “Brainspotting”, ispirato al più famoso film “Trainspotting”. Al centro del programma, l’osservazione di fenomeni psichici, o meglio il fluire quotidiano di quell’enigma non ancora svelato che si chiama coscienza. “Sto impazzendo, perché ho cominciato a pensare sul pensare” dice Campbell all’inizio della trasmissione. E si chiede: “Cos’è il pensiero? Dove si trova il pensiero? La mente è un fenomeno di biochimica del cervello o qualcos’altro?”. L’attore si interroga insomma su questioni che da sempre dividono scienziati e filosofi: innumerevoli i libri, gli articoli, le conferenze, i seminari sulla contrapposizione tra mente e cervello. Ma la novità di “Brainspotting” è che finalmente la scienza esce dall’accademia per diventare accessibile a tutti. Merito del potere televisivo e dell’appeal di un attore comico che riesce a trasformare un dilemma filosofico-scientifico in una sorta di giallo televisivo. L’integrità scientifica della serie è salvaguardata da un comitato scientifico di tutto rispetto: dai neuroscienziati Richard L. Gregory e Gerald Edelman, al filosofo Galen Strawson, a Marvin Minsky (tra i fondatori del laboratorio di intelligenza artificiale del MIT), al filosofo del linguaggio John R. Searle. Chi volesse saperne di più si può collegare con Psyche (http://psyche.cs.monash.edu.au/indep.html), scrivere al Journal of Consciousness Studies (keith@imprint.co.uk) oppure con visitare il sito di John Lilly (http://www.rain.org/%7Elili/DrJohnLilly/jbrain.html), lo scienziato che ha sperimentato su di sé le alterazioni provocate dalle droghe psichedeliche.

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