Il buco dell’ozono si sta chiudendo

ozono
(Foto: Patrick su Unsplash)

Il buco dell’ozono potrebbe presto non essere più un problema. A darci questa speranza è oggi il nuovo rapporto delle Nazioni unite (Onu), secondo cui le nostre strategie per salvaguardare lo strato di ozono stanno funzionando come sperato e potrebbe, quindi, essere ripristinato in pochi decenni, ossia nel 2040. In particolare, spiegano gli esperti, la misura di eliminare gradualmente l’uso di sostanze chimiche dannose, prevista dal Protocollo di Montreal del 1987, sta dando i frutti sperati. “Il Protocollo di Montreal è riuscito a salvaguardare lo strato di ozono, portando a un notevole recupero dello strato di ozono nella stratosfera superiore e a una diminuzione dell’esposizione umana ai dannosi raggi ultravioletti del Sole”, si legge dal rapporto.


Buone notizie per l’ozono


Cos’è il buco dell’ozono

Ricordiamo che lo strato di ozono è una parte sottile dell’atmosfera terrestre che assorbe la maggior parte della radiazione ultravioletta del Sole. Riducendosi, quindi, le radiazioni solari possono raggiungere la superficie, causando potenziali danni all’ambiente e agli organismi viventi, tra cui anche noi, dato che gli Uv possono danneggiare il dna e aumentare così il rischio a lungo termine di problemi di salute, come i tumori della pelle. Lo strato di ozono ha iniziato ad esaurirsi principalmente per colpa dei clorofluorocarburi (Cfc), che si trovano comunemente in bombolette spray, frigoriferi, isolanti in schiuma e condizionatori. Scoperto dagli scienziati nel 1985, il buco dell’ozono è finito sotto i riflettori della comunità scientifica nel 1987, quando è stato firmato il Protocollo di Montreal, grazie al quale molte nazioni si sono impregnate a eliminare gradualmente le sostanze chimiche dannose. Ad oggi, secondo gli esperti, quasi il 99% delle sostanze vietate sono state gradualmente eliminate.

Le prospettive

Stando alle previsioni del nuovo rapporto, se gli attuali sforzi internazionali saranno mantenuti in vigore, lo strato di ozono verrà ripristinato ai valori del 1980, ossia prima che comparisse il buco dell’ozono, in diversi luoghi. E nel dettaglio: intorno al 2066 sopra l’Antartide, entro il 2045 sopra l’Artico e nel 2040 per il resto del mondo. Come sottolineano gli esperti, le variazioni delle dimensioni del buco dell’ozono antartico registrate tra il 2019 e il 2021 sono state guidate principalmente dalle condizioni meteorologiche, dato che il buco dell’ozono antartico ha continuato ad espandersi fino al 2000, dopodiché la sua area e profondità hanno iniziato lentamente a ridursi.

Cosa si deve fare ancora

Sebbene l’esaurimento dell’ozono non sia una delle principali cause del cambiamento climatico, la sua salvaguardia ha un effetto a catena positivo sul riscaldamento globale, in quanto alcune delle sostanze chimiche dannose che sono state gradualmente eliminate, come molti idrofluorocarburi, Hfc (la cui riduzione è prevista da un ulteriore accordo del 2016, noto come emendamento di Kigali), sono potenti gas serra. Ma, avvertono gli esperti, non bisogna abbassare la guardia, dato che il progresso continuo sullo strato di ozono non è affatto scontato: per esempio, la proposta di limitare il riscaldamento globale inviando milioni di tonnellate di biossido di zolfo nell’atmosfera superiore, noto come iniezione di aerosol stratosferico (Sai), potrebbe invertire drasticamente il recupero dello strato di ozono. “L’azione sull’ozono costituisce un precedente per l’azione per il clima”, conclude Jukka Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale. “Il nostro successo nell’eliminare gradualmente le sostanze chimiche che consumano ozono ci mostra cosa si può e si deve fare con urgenza per abbandonare i combustibili fossili, ridurre i gas serra e quindi limitare l’aumento della temperatura”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Patrick su Unsplash