Cancro, crescono le diagnosi. Quali sono i tumori più diffusi

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(Foto: National Cancer Institute su Unsplash)

Il cancro riprende la sua corsa. Durante quest’anno, infatti, le nuove diagnosi di tumore in Italia sono aumentate e hanno raggiunto la soglia di 390.700, ovvero 14.100 casi in più rispetto al 2020 (376.600). E se da una parte questo incremento viene giustificato dall’aumento dell’età media della popolazione e dal calo delle diagnosi dovuto alla pandemia di coronavirus, dall’altra oggi, sebbene i programmi di screening siano in ripresa, urge più impegno nel sensibilizzare i cittadini contro stili di vita scorretti. Basta pensare che il 33% delle persone è in sovrappeso e il 10% obeso, il 24% fuma e i sedentari sono aumentati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021. Sono questi alcuni dei dati più importanti emersi dal rapporto annuale “I numeri del cancro in Italia”, appena presentato al Ministero della salute e frutto della collaborazione tra l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), dei registri tumori italiani (Airtum), della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (Siapec-Iap), di Fondazione Aiom, Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), Passi d’Argento e dell’Osservatorio Nazionale Screening (Ons).

I tumori più diffusi

In particolare, il rapporto ci racconta che quest’anno i tumori più diffusi sono: alla mammella (55.700 casi, 0,5% in più rispetto al 2020), al colon-retto (48.100, 1,5% in più negli uomini e 1,6% in più nelle donne), al polmone (43.900, 1,6% in più negli uomini e 3,6% più nelle donne), alla prostata (40.500, 1,5% in più) e alla vescica (29.200, 1,7% in più negli uomini e 1,0% in più nelle donne). “Come emerge dall’analisi, a seguito di decenni caratterizzati da notevoli progressi, la pandemia di Covid-19 ha determinato una battuta d’arresto nella lotta al cancro”, chiarisce il ministro della Salute, Orazio Schillaci. “Questi ritardi sicuramente influiranno sull’incidenza futura delle patologie neoplastiche. Inoltre, per quanto riguarda i fattori di rischio comportamentali, i dati raccolti durante il biennio 2020-2021 segnano un momento di accelerazione per lo più in senso peggiorativo. Si tratta di un dato che non può non destare preoccupazione se si considera che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitati intervenendo su fattori di rischio prevenibili, soprattutto sugli stili di vita”.

La prevenzione e i fattori di rischio

Dai dati, infatti, emerge chiaramente come sia necessario investire sulle misure per contrastare i ritardi diagnostici e allo stesso tempo favorire la prevenzione secondaria, ma soprattutto primaria, sensibilizzando le persone sui fattori di rischio, come il fumo, l’obesità, la sedentarietà, l’abuso di alcol. “Dall’analisi delle serie storiche dei fattori di rischio comportamentali, emerge che non ci sono stati grandi miglioramenti negli ultimi 15 anni e, ad eccezione dell’abitudine al fumo di sigaretta che continua la sua lenta riduzione da oltre un trentennio, il consumo di alcol a rischio, la sedentarietà e l’eccesso ponderale, complessivamente, peggiorano o restano stabili”, commenta Maria Masocco, Responsabile scientifico dei sistemi di sorveglianza Passi e Passi d’Argento dell’Istituto Superiore di Sanità. E durante la pandemia queste tendenze sono ulteriormente peggiorate. “L’impatto della pandemia sugli stili di vita è più visibile nel 2020 e sembra, in parte, rientrare nel 2021”, aggiunge l’esperta. “Ma gli sforzi per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione primaria non devono fermarsi”.

Una buona notizia

Come emerge dal rapporto, aumentano le persone che convivono con una diagnosi di malattia. Dai 2 milioni e mezzo di persone che vivevano nel 2006 con una pregressa diagnosi di tumore, si è passati a circa 3,6 milioni nel 2020, il 37% in più di quanto osservato solo 10 anni prima. E l’aumento è stato più marcato per coloro che vivono da oltre 10 o 15 anni dalla diagnosi. Nel 2020, circa 2,4 milioni di persone, il 65% del totale, hanno ricevuto la diagnosi da più di 5 anni, mentre 1,4 milioni, il 39% del totale, da oltre dieci. Sono oltre un quarto (27%) le persone guarite tra quelle che vivono dopo una diagnosi di tumore. Si è inoltre osservata la ripresa dei programmi di screening e in particolare quello mammografico ha raggiunto la copertura del 46%, per il colon-retto del 30% e per la cervice uterina del 35%. A questa corrisponde un incremento del numero di interventi chirurgici per il cancro del colon-retto e della mammella, anche in stadio iniziale.

Il rapporto, infine, sottolinea l’importanza dei vaccini contro Covid-19: infatti, il rischio di morte tra le persone con storia di cancro e positività all’infezione da coronavirus è 2-3 volte superiore tra quelle non vaccinate rispetto alle vaccinate. “In Italia, la pandemia ha causato un aumento della mortalità dei pazienti oncologici, soprattutto nei maschi, in età avanzata, con tumore diagnosticato da meno di 2 anni e nelle neoplasie ematologiche”, spiegano Fabrizio Stracci, presidente Airtum e Diego Serraino, direttore, Soc epidemiologia oncologica e Registro tumori del Friuli Venezia Giulia, Centro di riferimento oncologico, Aviano. “È fondamentale che i pazienti fragili, tra cui rientrano quelli oncologici, si vaccinino”.

Via: Wired.it

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Credits immagine: National Cancer Institute su Unsplash