Cannabis anti spasmo

Le potenzialità terapeutiche dei derivati della Cannabis hanno trovato un’importante conferma. Perlomeno nel trattamento di alcuni sintomi associati alla sclerosi multipla. Una sperimentazione clinica che ha coinvolto 630 pazienti in 33 centri del Regno Unito ha rivelato che la somministrazione per via orale di cannabinoidi, i principi attivi – come il Thc – della “Cannabis sativa”, produce effetti benefici sulla spasticità e i suoi correlati (spasmi muscolari, indolenzimento e dolore). I risultati della ricerca pubblicata su The Lancet, saranno presentati da Alan Thompson del National Hospital for Neurology and Neurosurgery di Londra, che ha coordinato l’indagine, al convegno internazionale “Trattamenti convenzionali ed innovativi nella sclerosi multipla” che si terrà ad Asti l’8 novembre per iniziativa della locale sezione dell’Aism (Associazione italiana sclerosi multipla).

“Sono risultati molto promettenti”, commenta Vincenzo Di Marzo, coordinatore dell’Endocannabinoid Research Group del Cnr di Napoli e anch’egli relatore al convegno internazionale, “frutto di uno studio molto accurato e della sperimentazione clinica di più vasta portata condotta finora”. Malgrado una prima valutazione sul piano oggettivo (la cosiddetta “scala di Ashworth”) non abbia messo in luce miglioramenti consistenti, altri indicatori relativi alla mobilità, e soprattutto le valutazioni soggettive dei pazienti sulla propria condizione, hanno fatto rilevare significativi progressi. “Un limite inevitabile della sperimentazione”, prosegue Di Marzo, “sta nel metodo di somministrazione orale, di cui è stata dimostrata la bassa efficacia da un punto di vista di assorbimento del principio attivo: solo il 10 per cento della sostanza giunge effettivamente a destinazione agendo sui recettori”. Un limite che potrebbe essere superato in futuro dall’impiego di spray sublinguali: nei prossimi mesi la Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency inglese potrebbe dare il via libera a un primo farmaco di questo tipo, sviluppato dalla GW pharmaceuticals, il cui fondatore, Geoffrey Guy, sarà presente al convegno di Asti.La relazione di Di Marzo dimostrerà invece l’efficacia, sempre nel trattamento dei sintomi della sclerosi multipla, di un approccio alternativo ai cannabinoidi.

“L’attenzione delle nostre ricerche”, spiega il ricercatore, “si concentra da anni sugli endocannabinoidi, quelle sostanze, prodotte dai tessuti animali, che si legano agli stessi recettori dei cannabinoidi naturali: è noto che queste sostanze vengono prodotte soprattutto quando il corpo è in una condizione di stress. In particolare, abbiamo potuto verificare in modelli animali, in cui era stata indotta la encefalomielite allergica sperimentale – una patologia per alcuni versi simile alla sclerosi multipla – che i livelli di endocannabinoidi subivano un picco di concentrazione nella fase spastica della malattia: queste molecole, infatti vengono prodotte dall’organismo nel tentativo di contrastare la spasticità”. Nel tentativo di potenziare questa risposta, il gruppo di Di Marzo ha cercato di attivare i recettori, ma indirettamente, utilizzando gli inibitori della degradazione degli endocannabinoidi. Questo metodo garantisce un’attivazione meno indiscriminata dei recettori e una riduzione degli effetti psicotropi.

E i risultati di questo studio, condotto nel 2001 in collaborazione con David Baker dello University College di Londra, sono stati molto positivi, e hanno ricevuto successive conferme da altri studi nel biennio successivo. “Sono studi importanti”, commenta il professor Mario Alberto Battaglia, presidente nazionale dell’Aism, “soprattutto nella misura in cui riscattano l’insufficiente attenzione dedicata finora al trattamento dei sintomi della sclerosi multipla, che sono molti e molto differenziati da persona a persona. Anche in Italia dovrebbe essere promossa un’ampia ricerca multicentrica, finanziata dal Ministero della Salute, coinvolgendo i centriclinici di riferimento per la malattia, che valuti l’efficacia di questi derivati della cannabis, con diverse vie di somministrazione, sui sintomi (spasticità, dolore, tremore, disturbi vescicali) e che utilizzi più accurati metodi di valutazione degli effetti”.

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