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Cardiologia: un terzo dei pazienti non ha accesso agli interventi mini-invasivi

IN ITALIA un milione di pazienti cardiopatici, circa un terzo del totale, non ha ancora accesso ad interventi cardiaci mini-invasivi basati su tecniche cosiddette percutanee, che non prevedono cioè l’apertura del torace – dunque non lasciano cicatrici – e che sono spesso impiegate in anestesia locale e non generale. Per molti pazienti queste tecniche, più moderne e spesso più efficaci ma anche più costose, rappresentano lo standard di cura, in base alle linee guida nazionali e internazionali: il mancato accesso è pertanto dovuto all’assenza di una chiara governance regionale in tema di innovazione tecnologica, alla frammentarietà nei meccanismi di finanziamento. A rivelare questi dati è la Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise), nel convegno romano. Tra i temi, le nuove opportunità interventistiche e l’accesso dei pazienti.

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Viola Rita

Giornalista scientifica. Dopo la maturità classica e la laurea in Fisica, dal 2012 si occupa con grande interesse e a tempo pieno di divulgazione e comunicazione scientifica. A Galileo dal 2017, collabora con La Repubblica.it e Mente&Cervello. Nel 2012 ha vinto il premio giornalistico “Riccardo Tomassetti”.

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