Caso di colera in Sardegna: i sintomi, la terapia e le modalità di contagio

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Un anziano residente ad Arbus, in Sardegna, ha contratto il colera e si trova al momento ricoverato presso l’ospedale Santissima Trinità di Cagliari. Le sue condizioni sarebbero in miglioramento e non sarebbero note le cause o le modalità con le quali è avvenuto il contagio. I familiari sono stati sottoposti ai dovuti test, di cui si attendono ancora i risultati. Vediamo quali sono i sintomi di questa malattia, come viene trattata e come si trasmette.

Vibrio cholerae

Il colera è dovuto all’infezione con il batterio Vibrio cholerae. Il sintomo principale della malattia è la diarrea acuta, che può portare a grave disidratazione e risultare letale se non trattata tempestivamente. Come riporta l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), i due sierogruppi che possono causare la malattia sono il Vibrio cholerae 01 e il Vibrio cholerae 0139. Dei due, è il sierogruppo 01 a provocare la maggior parte delle epidemie e, secondo alcuni studi, il cambiamento climatico potrebbe favorire la formazione di ambienti adatti alla sua diffusione. L’habitat ideale di questo patogeno sono le acque salmastre degli estuari, spesso ricche di alghe e plancton.


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Un po’ di numeri

Nonostante nella nostra parte di mondo venga percepita come una malattia “lontana” sia nel tempo che nello spazio, l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ricorda che il colera continua a costituire un pericolo globale per la salute pubblica. Si stima infatti che ogni anno nel mondo si registrino da 1,3 a 4 milioni di contagi e fino a 143 mila morti. Nel 2017 è infatti stato lanciato il programma “Ending Cholera: A global roadmap to 2030”, volto a ridurre del 90% le morti causate dal colera e a debellare la malattia in 20 Paesi del mondo entro il 2030.

Sintomi e cause del contagio

In realtà, il 75% delle persone che entrano in contatto con V. cholerae non manifesta alcun sintomo, e anche fra coloro che sviluppano la malattia sintomatica solo in pochi vanno incontro a manifestazioni gravi. Oltre alla diarrea acuta, altri sintomi possono essere vomito e crampi alle gambe, che insorgono solitamente fra le 24 e le 72 ore dal contatto con il patogeno. In casi eccezionali il periodo di incubazione può invece oscillare fra le 2 ore e i 5 giorni dal contagio, a seconda della carica batterica con la quale si è venuti in contatto. La trasmissione avviene per via oro-fecale, cioè a seguito dell’ingestione di acque o cibi contaminati con feci infette. I cibi più a rischio sono quindi quelli crudi o poco cotti e, in modo particolare, i frutti di mare. Soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, lo scarso controllo delle acque potabili e degli impianti fognari costituiscono la principale causa di epidemie, che, come riporta ancora Oms, spesso sono il risultato di crisi umanitarie dovute ad esempio all’interruzione dei sistemi idrici e igienico-sanitari, o al sovraffollamento di determinate aree. Il contagio diretto fra persona e persona è invece molto raro, poiché la carica batterica necessaria per la trasmissione è piuttosto elevata.

Trattamento

La terapia è relativamente semplice ed efficace e consiste sostanzialmente nella reintegrazione dei liquidi persi a causa degli attacchi di vomito e dissenteria. Secondo quanto riportato dall’Iss, la reintegrazione di sali e liquidi per via orale è efficace nel 90% dei casi, mentre i casi più gravi necessitano del reintegro di grandi quantità di liquidi per via endovenosa. Gli antibiotici sono utilizzati solo per le forme più gravi della malattia e nel caso di pazienti anziani o che presentano malattie concomitanti. L’Oms segnala anche l’esistenza di tre vaccini da assumere per via orale, di cui l’istituzione suggerisce la somministrazione nelle aree ad alto rischio di trasmissione, nei casi di gravi crisi umanitarie e durante le epidemie.

Via Wired.it

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