Categorie: Ambiente

Cattivi odori, la tecnologia non basta: ci vuole anche il naso

Abitare in prossimità di fonti di cattivi odori può modificare sostanzialmente la qualità della vita. E per contrastare gli odori non è sufficiente non sentirli, bisogna anche misurarli e campionarli in tempo reale ed è qui che cominciano le difficoltà, perché da quando la puzza viene percepita e segnalata a quando può essere misurata passa troppo tempo e molte volte svanisce. È per questo che a Taranto dal novembre del 2013 è in corso un progetto sperimentale di registrazione delle molestie olfattive che coinvolge i cittadini residenti. Come? Mettendo insieme naso e tecnologia. Se ne parlerà a Bari, nel corso del Festival dell’innovazione Puglia dal 21 al 23 maggio 2015, durante l’incontro “Presta il naso”, in programma il 21 maggio dalle 10.00 alle 13.00 all’Auditorium Vallisa, curato da Arpa Puglia.

Secondo Gianluigi De Gennaro, docente dell’Università di Bari e collaboratore di Arpa Puglia, la percezione umana degli odori non può essere sostituita da alcuna tecnologia: non ci sono cioè strumentazioni capaci di rilevare con precisione i cattivi odori. Il progetto di Taranto parte proprio da questo, anche grazie a una norma tecnica, la Uni En 13725 – 2004 che definisce un metodo che prevede il coinvolgimento del naso umano per effettuare misure quantitative di odore in unità odorimetriche. Come funziona? Alcuni cittadini volontari recettori, nel momento in cui si verifica un evento olfattivo possono in tempo reale comunicare le loro percezioni, categorizzate in una scala a tre livelli (rosso, giallo, verde, associate alle caratteristiche dell’odore) mediante un sistema di registrazione e digitalizzazione delle segnalazioni telefoniche: OdorTel.

A sostegno dei nasi dei volontari, nelle zone di residenza  sono inoltre state installate centraline di campionamento delle miscele odorigene. Il sistema attivabile da remoto non richiede la presenza di alcun operatore e permette di anche la corretta conservazione dell’aria campionata per la successiva analisi da parte di un panel di rinoanalisti per confermare e validare in modo oggettivo la percezione dei volontari sul territorio.

Credits immagine: Pikaluk via Compfight cc

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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