C’è sempre un’idea migliore

Con troppi galli a cantare non si fa mai giorno. Il proverbio sembra funzionare anche per la circolazione delle idee che, stando a uno studio dell’Indiana University pubblicato su  Current Direction in Psichological Science, può avere un effetto controproducente.

Per tentare di  capire in che modo le persone possano influenzarsi a vicenda nel risolvere uno stesso problema, i ricercatori, guidati dallo psicologo della cognizione Robert Goldstone, hanno creato tre tipologie di network, differenziate secondo la possibilità di scambiarsi informazioni. Più precisamente il primo gruppo, denominato “fully connected”, rappresentava il tipo di rete sociale in cui tutti possono comunicare senza criteri; il secondo, “locally connected”, ricreava la situazione di un piccolo paese in cui le informazioni vengono scambiate al massimo con il “vicinato”; il terzo,  “small world”, un società in cui le informazioni sono scambiate principalmente con i vicini più prossimi, ma in cui sono possibili anche alcuni scambi (selezionati) con persone fisicamente più distanti.

Ai tre gruppi è stato chiesto di risolvere lo stesso problema: cercare di individuare, tra i numeri fra 1 e 100, quelli a cui erano stati attribuiti i valori più alti, in modo da riuscire a totalizzare il punteggio maggiore. Ed ecco i risultati. Il primo gruppo ha risolto bene i compiti più semplici ma, nella risoluzione dei casi più complessi, è stato nettamente  battuto in velocità e “genialità”dal terzo gruppo. Secondo Goldstone, quanto osservato dipenderebbe dal fatto che le buone idee “troppo” condivise limitano e inibiscono la possibilità di sperimentarne altre, anche migliori. “Non sempre le buone idee comportano dei vantaggi per tutti”, ha commentato il ricercatore: “Quando le informazioni sono diffuse senza criteri, può accadere che impediscano ad altre persone di perseguire intuizioni migliori”.(c.d.)

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