Cefalea da farmaco

Attacchi quotidiani, violenti, per i quali le medicine utilizzate per alleviare il dolore non funzionano più. Anzi sono in realtà la causa scatenante. È questo il quadro clinico della cefalea da abuso di farmaci e colpisce l’1-2 per cento della popolazione italiana. Questa patologia appare oggi ufficialmente nella nuova classificazione delle cefalee presentata – dopo 15 anni dalla prima stesura – dall’International Headache Society, la massima autorità scientifica del settore, nel corso dell’XI congresso che si è concluso il 16 settembre a Roma. Durante le giornate di lavoro, che hanno riunito oltre 2.000 esperti provenienti da tutto il mondo, sono state presentate per la prima volta le “fotografie” di questo tipo di cefalea ottenute grazie a tecniche di neuroimaging, capaci di visualizzare il funzionamento del cervello. “Negli individui colpiti”, ha spiegato Jean Schoenen, neurologo all’Università di Liegi, “queste tecniche hanno consentito di osservare alterazioni che interessano non solo le aree legate al dolore acuto e cronico, ma anche quelle relative allo sviluppo di dipendenza da farmaci. È una scoperta che dimostra che l’abuso di analgesici è il vero responsabile dell’evoluzione da cefalea occasionale a disturbo cronico”. Come correre ai ripari? Abbandonando la terapie per un periodo variabile fra uno e due mesi, il tempo sufficiente all’organismo per disintossicarsi dall’eccesso di medicinali e dopo il quale i farmaci tornano a fare effetto. Sempre che non si ricada nella spirale. (r.p.)

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