Cent’anni in volo

    Sono le 10:35 del 17 dicembre 1903 quando dalla spiaggia di Kitty Hawk, nel North Carolina, decolla il primo aereo a motore della storia. A bordo c’è Orville Wright che insieme al fratello Wilbur ha progettato e realizzato “The Flyer”, un biplano con una struttura in legno di frassino e abete e un motore a 4 cilindri e 12 cavalli. “È un evento spartiacque per la storia della scienza e della tecnologia”, commenta Pasquale Tucci, professore di storia della fisica e direttore del master in comunicazione scientifica dell’Università degli Studi di Milano, “che giunge al termine di un lungo periodo di competizione sulla tecnologia del volo, nello sviluppo della quale avevano prevalso fino ad allora le mongolfiere e i dirigibili, che sono velivoli più leggeri dell’aria. Il caso dei fratelli Wright invece, dimostrò che anche macchine più pesanti dell’aria potevano volare”. Il centenario del primo volo sarà al centro di vari eventi, tra i quali l’inaugurazione del Post (Perugia officina della scienza e della tecnologia), il nuovo science centre nato per iniziativa del comune umbro, che aprirà proprio il 17 dicembre con una mostra multimediale sugli aspetti scientifici del volo, e una serata (il 16 dicembre) dal titolo “Volava l’anno” al Museo nazionale della scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano, nella quale verrà presentato un documentario sulla storia del Concorde realizzato dal master in comunicazione scientifica dell’Università di Milano. “Abbiamo voluto analizzare”, spiega il professor Tucci, “quel periodo di forte ottimismo tecnologico che seguì alle missioni spaziali sulla Luna: l’apice di una parabola giunta al termine simbolico con l’ultimo volo del Concorde, dopo anni di progressivo calo dei finanziamenti alle missioni spaziali”.Il processo che porta alla realizzazione del primo aereo a motore diverrà caratteristico per la scienza e la tecnologia del Novecento. “Il successo dei fratelli Wright”, spiega Tucci, “fu possibile grazie al concorrere di molte piccole innovazioni sedimentatesi nel tempo. Una dinamica tipica dei prodotti ad alta tecnologia, ma che nel secolo scorso è arrivata a caratterizzare anche la ricerca nelle scienze pure, come la fisica, dove molti gruppi di ricerca diversi, che lavorano isolatamente, concorrono al risultato finale”. I due fratelli Wright non avevano formazione accademica (costruivano biciclette), ma a partire dal 1899 avevano studiato approfonditamente molto di ciò che era stato scritto di aeronautica. “Gli studi teorici sui problemi idrodinamici coinvolti nel volo non mancavano”, continua Tucci. “Il grande matematico Leonhard Euler aveva elaborato nel Settecento una teoria fisico-matematica per l’innalzamento della macchina e poi nell’Ottocento si susseguirono numerosi studi ed esperimenti per testare mongolfiere e dirigibili”. Il primo problema da affrontare era ovviamente quello di volare con un mezzo più pesante dell’aria e quindi di sviluppare un motore adatto, poi c’era da risolvere il forte limite dell’incontrollabilità del velivolo che aveva fatto fallire tutti i precedenti tentativi. Orville e Wilbur costruirono una piccola galleria del vento grazie alla quale raccolsero una grande quantità di dati aerodinamici su portanza e resistenza dei profili alari, che permisero loro di testare, tra il 1901 e il 1903, numerosi alianti. Procedendo per tentativi ed errori, giunsero infine agli accorgimenti tecnici giusti, come quello di svergolare (deformare) le estremità delle ali per controllare la virata, che in una mattina di dicembre consentirono al Flyer di librarsi nell’aria per dodici storici secondi.

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