Categorie: Società

Cento scienziati per il sì

Renato Dulbecco, Umberto Veronesi, Rita Levi Montalcini, Giulio Cossu, Carlo Flamigni, Vittorio Sgaramella, Elena Cattaneo e tanti altri. Sono gli scienziati del Manifesto dei cento, presentato il 18 maggio a Roma. Un unico appello sottoscritto dai nomi più noti della ricerca e della medicina del nostro paese, uniti nel Comitato Ricerca e Salute nella volontà di dire si ai quattro quesiti del referendum del 12 e 13 giugno prossimi. Cento gli scienziati in lista, un numero simbolico, le adesioni si vanno aggiungendo di minuto in minuto, che si impegneranno nella campagna referendaria. Sul versante opposto hanno già deciso di impegnarsi per l’astensione gli scienziati del Comitato scienza e vita. “La contrapposizione tra il comitato del Si e quello del No parte da un presupposto sbagliato”, ha affermato Lucio Luzzato, “ossia quello di mettere sullo stesso piano ambiti e linguaggi diversi, Scienza e Vita con Ricerca e Salute. Infatti”, spiega Luzzato, “i linguaggi e le argomentazioni si basano su elementi di analisi completamente diversi.

Nessuno può negare che le cellule embrionali siano totipotenti, mentre si sa che nell’adulto soltanto in rari casi si possono rintracciare cellule con queste stesse caratteristiche, quindi la ricerca è bene che prosegua ed è cosa ben diversa dall’applicazione clinica”. Lo stesso vale per la cosiddetta verità ontologica dell’embrione. Si tratta di una persona, ossia di un individuo con un’anima? “La fede ci può dare una risposta, la scienza non è interessata a darla, ma se deve farlo non può che partire dalla materia”, afferma Piergiorgio Strata, neurofisiologo. “La mente sta al cervello, come la forza di gravità sta alla massa, mentre l’anima non ha un termine di paragone”.

La biologia può aiutare a intuire qualche verità: “prima del quattordicesimo giorno mancano molti tipi cellulari e molte funzioni, quindi l’evoluzione delle cellule embrionali, per quanto totipotenti è lenta e graduale”, ha detto Giorgio Siracusa. In altre parole, prima di due settimane il processo di differenziamento che porterà alla formazione è ancora decisamente incompleto.Occorre quindi distinguere semanticamente lo sviluppo cellulare delle prime due settimane dal periodo successivo e distinguendo il pre-embrione dall’embrione.

Non è un caso che società scientifiche come l’American Fertility Society adottino questo criterio. Ultimo punto discusso, ma non meno importante, è quello sollevato da Luca Gianaroli, presidente della Società SISMER di Bologna e presidente della Società Internazionale di Diagnosi Genetica di Pre-impianto. “Voterò quattro Si convinti sia come medico sia come cittadino. La legge 40 ha, infatti, criminalizzato tutti: è riuscita a configurare 21 nuovi delitti per i medici. E tutto questo mentre in Italia si continua a finanziare solo la ricerca sulle cellule staminali adulte, mentre il resto del mondo guarda avanti”.

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