Categorie: Salute

Cercasi psicologi

L’oncologia in Italia è a misura di donna? Sembrerebbe di sì, ma manca ancora qualcosa: le pazienti affette da cancro alla mammella, alla cervice, all’endometrio o alle ovaie sentono la mancanza di un supporto psicologico, sia prima sia dopo l’intervento chirurgico. Lo rivela un sondaggio dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda) sul grado di soddisfazione delle donne in rapporto alle cure oncologiche ricevute. I risultati dell’indagine, condotta su 527 donne in tutta Italia che hanno vissuto la malattia in maniera diretta o indiretta, sono stati presentato oggi a Roma, presso la sede del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.

Alle intervistate è stato chiesto di compilare un questionario. Le domande hanno riguardato il grado di soddisfazione rispetto alle cure ricevute, al sostegno psicologico, alla relazione instaurata con i medici e con il personale sanitario, alla facilità di accesso alle informazioni e alle diagnosi. Le partecipanti dovevano anche esprimere l’importanza che ciascuna di loro attribuiva a ciascuna voce.

Ebbene, oltre l’80 per cento delle donne si è dichiarato soddisfatto in tutto, ed è emerso il ruolo fondamentale del medico di famiglia, con cui hanno contatti soprattutto le persone che assistono un parente malato. Dal sondaggio, però, si legge anche che il 100 per cento delle intervistate ritiene “molto importante” un approccio psico-terapeutico parallelo a quello oncologico, un servizio che per il momento è quasi totalmente assente.

Sono pochi, infatti gli ospedali italiani in cui i reparti di oncologia prevedono l’intervento di psicologi specializzati nel campo delle malattie tumorali. Uno di questi è l’ Ifo – Regina Elena di Roma: “Abbiamo registrato un netto miglioramento nello stress, prima e dopo il trattamento, nelle pazienti che hanno ricevuto un sostegno psicologico – ha dichiarato il direttore del dipartimento di oncologia medica dell’ospedale, Francesco Cognetti. “Non è ancora dimostrato scientificamente il rapporto diretto tra psiche e malattia – ha continuato il medico – ma abbiamo comunque dati incoraggianti per quanto riguarda la migliore accettazione della terapia”. Le difficoltà di offrire un supporto psicologico partono non solo dalla carenza di strutture adeguate, ma anche dalla mancanza di una formazione universitaria ad hoc. “Nessuno ci ha mai insegnato a comunicare con il paziente – ha spiegato la dottoressa Cecilia Nisticò del Regina Elena – tanto più se pensiamo che il tumore è un arcipelago di emozioni che vanno dalla paura al dolore fino alla gioia di essere guariti”.

Nei prossimi tre anni l’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna condurrà un’indagine in 423 ospedali per valutare la qualità delle strutture oncologiche, la presenza di servizi di assistenza diagnostica e terapeutica e la capacità di mettere il paziente al centro della cura. (f.c.)

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