Cervello: simulare aiuta l’interazione sociale

E’ vero che per comprendere il significato di “accarezzare” è necessario che si attivino le aree cerebrali motorie, coinvolte quando si esegue l’azione? No, non sempre lo è. La risposta la fornisce, sulle pagine di PlosOne, un articolo di un gruppo di ricercatori italiani guidati da Raffaella Rumiati, docente di neuroscienze presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa). Sino a oggi, in base alla teoria della cognizione incorporata, si credeva che la comprensione linguistica delle parole che esprimono azioni fosse automaticamente e necessariamente legata all’attivazione delle aree motorie del cervello. Come dire: non è possibile capire un verbo se non si attivano le aree cerebrali che controllano i movimenti dell’azione espressa dal verbo medesimo.

Per verificare la teoria, i ricercatori della Sissa hanno analizzato l’attività della corteccia motoria primaria (M1) in tre gruppi di volontari chiamati a svolgere compiti di comprensione sillabica (quante sillabe ci sono nel verbo “accarezzare”?) e semantica (la parola “accarezzare“ esprime un’azione?) di parole. L’attività di M1, rilevata con la tecnica di Stimolazione Magnetica Transcraniale (Mts), è stata registrata a tre intervalli di tempo successivi alla somministrazione dello stimolo, cioè la parola da analizzare. Ogni intervallo corrisponde a uno stadio di elaborazione delle parole: lessico-semantico primario, lessico-semantico secondario, post-concettuale.

I risultati della Mts hanno mostrato che l’attività della corteccia aumentava solo in corrispondenza dell’intervallo di elaborazione linguistica post-concettuale e solo quando i volontari eseguivano il compito di comprensione semantica. Inoltre, tale aumento si manifestava solo se lo stimolo linguistico era un verbo, non un sostantivo. Cosa significa? Secondo i ricercatori, la M1 non serve per la comprensione strettamente lessico-semantica dei verbi, ma si attiva solo in stadi di elaborazione post-concettuale, quando il richiamo dell’informazione motoria contenuta nel verbo è necessario per svolgere un compito. “I risultati ottenuti”, afferma Liuba Papeo, dottoranda della Sissa e primo nome nell’articolo, “suggeriscono che le aree motorie non sono al servizio dei processi strettamente linguistici ma di altre operazioni mentali, come l’immaginazione, che rendono la comprensione e quindi l’interazione sociale più fluida ed efficace”. Quindi, ritornando al nostro esempio iniziale. Di fronte alla domanda: “cosa vuol dire accarezzare?” Il nostro cervello risponderà attivando le aree motorie. Per rispondere a “quante sillabe ha accarezzare?”, invece no.

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