Ci sarebbe un collegamento tra l’arrivo dei primi esseri umani nell’Australia preistorica e l’estinzione di massa che si verificò in quel continente tra 45.000 e 55.000 anni fa. Lo sostiene uno studio pubblicato su Science, curata da ricercatori del Carnegie Institution, dell’Università del Colorado, dall’Università Nazionale australiana e dal Bates College. I ricercatori hanno analizzato la composizione chimica di resti di gusci d’uovo degli ultimi 140mila anni, scoprendo i segni di un rapido cambiamento della dieta nel periodo dell’estinzione di massa. Gli scienziati si sono concentrati su due uccelli: l’estinto genyornis e l’emu (Dromaius), tuttora presente. Marilyn Fogel del Carnegie Institution ha dimostrato che in entrambe queste specie la distribuzione di isotopi del carbonio nei gusci d’uovo cambia in corrispondenza del periodo dell’estinzione. Questo è dovuto a una variazione improvvisa nelle piante di cui questi animali si cibavano, da piante più nutrienti ad altre meno. Solo gli animali che si sono adattati alle piante meno nutrienti sono sopravvissuti, come l’emu. Perché gli scienziati accusano l’essere umano di tali cambiamenti? Principalmente perché in quel periodo non ci sono stati sostanziali mutamenti climatici tali da influire sulle estinzioni. Gli esseri umani potrebbero avere inciso sull’ecosistema vegetale soprattutto appiccando fuochi. (f.mu.)