Chi vincerà il mondiale di calcio dei robot?

Con la vittoria di misura della Germania sull’Argentina si è appena concluso, come sanno tutti, il mondiale di calcio brasiliano. Ma non finisce qui: il paese carioca ospiterà nei prossimi giorni un’altra competizione calcistica, dedicata esclusivamente ai robot. Si chiama RoboCup 2014 e si terrà si terrà dal 21 al 24 luglio a João Pessoa, capitale dello Stato della Paraíba, presso il “Poeta Ronaldo Cunha Lima”, un centro congressi da oltre 40000 metri quadri, e vedrà affrontarsi squadre di robot da tutto il mondo.

La manifestazione, divisa in leghe in base alla tipologia di robot, è annuale e ha come obiettivo quello di sviluppare sistemi in cui più robot siano in grado di collaborare tra loro in ambienti dinamici, durante situazioni avverse, e in maniera totalmente autonoma. La speranza degli organizzatori del progetto RoboCup è quella di mettere a punto, entro il 2050, un team di robot umanoidi, autonomi, capaci di battere la squadra di calcio, umana, detentrice della Coppa del Mondo Fifa.

Autonomia sì, ma fino a un certo punto. Va infatti a ricercatori, studenti e professori il grosso merito di portare avanti questi progetti rendendoli ogni anno migliori, nonostante le difficoltà incontrate durante il cammino. “Per uno studente la RoboCup rappresenta un’ottima e divertente occasione per avvicinarsi al mondo della ricerca attraverso il lavoro di squadra, imparando come lavorare in un grosso progetto. Per un ricercatore o un professore, invece, l’ambiente della RoboCup rappresenta sia una sfida per la ricerca – ogni anno in contemporanea alla RoboCup si svolge il RoboCup Symposium, una conferenza alla quale i ricercatori partecipanti all’evento possono sottomettere i risultati delle loro ricerche – sia uno strumento per promuovere la didattica tra gli studenti, di ingegneria informatica e non solo”, racconta Guglielmo Gemignani, membro del team Spqr della Sapienza Università di Roma. Gli altri membri della formazione italiana sono due professori (Daniele Nardi e Luca Iocchi) e sei studenti di master.

Più che un torneo, la RoboCup è un evento altamente collaborativo in cui i team, pur affrontandosi tra di loro, remano nella stessa direzione. Come spiega Gemignani, “le squadre, alla fine di ogni manifestazione, sono invitate a condividere il codice utilizzato durante le gare al fine di condividere la conoscenza e i risultati ottenuti tra i vari team”, migliorando così la crescita della ricerca nei campi della robotica e dell’intelligenza artificiale.

Da Nagoya (Giappone) 1997, a João Pessoa (Brasile) 2014, diciotto anni e altrettante tappe (tra cui Padova nel 2003) hanno permesso alla RoboCup di evolversi in una manifestazione più complessa (più leghe, maggiori difficoltà), con più partecipanti (ora esiste anche la RoboCup Jr dedicata alle scuole superiori) e, soprattutto, più seguita. “Che si voglia o no”, come osserva Gemignani, “i robot hanno un fascino irresistibile che attira persone di ogni età e fascia sociale”.

Credits immagine: Hochgeladen von Ralf Roletschek/Wikipedia

Davide Bilancetti

Nonostante maturità e laurea scientifiche, ho sempre avuto un debole per il giornalismo ed in particolare per quello scientifico. La laurea in biotecnologie, scelta quasi per caso una sera d’estate, mi ha confermato la doppia passione per scienza e comunicazione. Così negli anni ho cercato di scrivere in tutti i modi, dal giornale della scuola alla webzine di fumetti, fino a quando, ancora una volta in una sera d’estate, ho letto del Master in giornalismo scientifico di Roma, capendo di aver trovato la strada da percorrere e che finalmente avrei potuto realizzare il mio sogno.

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