Cibo bio, davvero è migliore di quello tradizionale?

La scienza sembra avere le idee confuse sul cibo biologico. Solo cinque anni fa infatti gli esperti assicuravano che gli alimenti bio erano uguali a quelli convenzionali, mentre ora una nuova ricerca dice il contrario, cioè che il bio è meglio. Come è possibile? Dopo settimane di dibattiti e polemiche, a fare chiarezza (o almeno  a provarci) è oggi un editoriale della rivista Nature, che ha analizzato quali sono i limiti dei due studi e quali conclusioni se ne possono trarre.

Era il 2009 quando la Uk Food Standards Agency (Fsa) pubblicò l’articolo in cui sosteneva l’assenza di differenze nutrizionali tra il cibo prodotto dall’agricoltura biologica e quello convenzionale. Risultati che suscitarono da subito forti polemiche, e che ora vengono smentiti dal nuovo studio, pubblicato sul British Journal of Nutrition da un gruppo di ricercatori di Newcastle: i prodotti biologici avrebbero infatti un quantitativo maggiore di polifenoli e altri composti antiossidanti utili per la salute, conterrebbero meno metalli tossici come il cadmio, e una concentrazione di fitofarmaci fino a quattro volte minore.

Risultati troppo differente per passare inosservati, e che stando all’editoriale di Nature potrebbero dipendere dal numero di articoli peer reviewed presi in esame: 343 nell’ultimo studio, e solo 55 nell’articolo del 2009. Più articoli però non vuol dire automaticamente risultati più certi. Anzi, prendere in esame tutti i paper disponibili significa anche considerare quelli di minore qualità, col rischio di vedere differenze dove non ci sono. Questa, secondo Nature, è la principale nota dolente dell’ultimo lavoro.

I dubbi sui risultati dunque rimangono, ma il punto cruciale, almeno secondo la rivista, è un altro. “Non è chiaro se la pratica dell’agricoltura biologica sia la causa di queste alte concentrazioni. Il campo di studi è relativamente piccolo e la qualità della ricerca può essere variabile. La domanda più importante – si legge nell’editoriale – non è però quale sia il livello di antiossidanti nel cibo biologico o non biologico, ma se, e in che modo, questi composti contribuiscano alla salute”.

La discussione andrà sicuramente avanti, anche se rischia di trasformarsi in una guerra tra parti. Per questo l’editoriale di Nature si chiude con un monito: “La scienza dovrebbe rimanere concentrata sul cuore della questione: la fornitura di cibo più nutriente per più persone e in maniera più sostenibile”.

Riferimenti: Nature doi:10.1038/511264a

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