Cina, India e Corea investono in R&D

I paesi emergenti, Cina, India e Corea, sfidano la triade Europa, Stati Uniti e Giappone nel campo della scienza e della tecnologia, aumentando gli investimenti e allargando il numero di ricercatori e pubblicazioni scientifiche. È questa la fotografia che emerge dal Rapporto 2010 dell’Unesco sulla Scienza diffuso lo scorso 10 novembre a Parigi, nella giornata mondiale della Scienza. 

Nel 2007 la spesa pubblica interna lorda per Ricerca e Sviluppo (GERD nell’acronimo inglese) mondiale non è cresciuta in percentuale rispetto al 2002 (è infatti rimasta pari all’1,7% del GDP) ma è aumentata in volume del 45 per cento, passando da 790 a 1.146 miliardi di dollari. Relativamente all’Asia la percentuale del GERD è aumentata dal 27 al 32 per cento, una crescita guidata in modo particolare da Cina, India e Repubblica della Corea, a spese soprattutto dei paesi della triade. 

Tra il 2002 e il 2007 il numero dei ricercatori dei paesi in via di sviluppo è aumentato dal 30 al 38 per cento, principalmente grazie alla Cina. Anche se, come specificato nel rapporto, non tutti questi nuovi ricercatori trovano lavoro nei loro paesi d’origine. Al contrario, la “migrazione dei cervelli” è ancora un fenomeno che interessa molto i paesi emergenti, in particolare l’India, la Turchia e alcuni paesi dell’Africa Sub-sahariana e dell’Asia del Sud. Il Rapporto dell’Unesco sottolinea inoltre come, relativamente al quinquennio 2002-2007, sia  cresciuto anche il numero delle pubblicazioni provenienti dai paesi emergenti, sia in Asia, dove la Cina ha più che raddoppiato il numero di articoli scientifici, sia in America Latina, soprattutto grazie al contributo dei ricercatori brasiliani. Crescite e trasformazioni rese possibili anche grazie alla rapida diffusione negli ultimi anni delle connessioni Internet. 

Non riesce invece ai Paesi emergenti di competere con quelli sviluppati in materia di brevetti. “Tra tutti gli indicatori usati nel Rapporto sulla Scienza – sottolineano gli autori – il brevetto è quello che mostra in maniera sorprendente l’ineguaglianza nella creazione di conoscenza a livello globale”.

Riferimenti: Unesco

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