Circoli viziosi

Si cita di meno. Quando lo si fa, ci si riferisce soprattutto a pubblicazioni recenti, quindi disponibili on line. E diminuisce anche il numero delle riviste scelte dagli autori. A evidenziarlo è una ricerca pubblicata su Science, condotta da James Evans dell’Università di Chicago.

Il sociologo ha analizzato 34 milioni di articoli, le citazioni in essi contenute (tra il 1945 e il 2005) e la disponibilità on line dei lavori di riferimento (tra il 1998 e il 2005), cercando di indagare l’impatto di Internet sulla produzione di nuova conoscenza. “C’è più informazione a disposizione”, afferma Evans, “ma ne viene esaminata di meno, e quest’ultima proviene soprattutto dalle riviste più importanti”.

I risultati dello studio mostrano che la tendenza, però, non è uniforme per tutte le discipline. I ricercatori in scienze della vita, infatti, sono tra i più propensi a citare i lavori recenti, mentre quelli di economia e legge si lasciano convincere meno dalle novità. Attitudine al nuovo anche per umanisti e cultori delle scienze sociali.

Ma in che modo la pubblicazione in rete influenza il meccanismo delle citazioni? La ricerca on line, secondo Evans, organizza le conoscenze per data e rilevanza: uno studioso, quindi, leggerà con maggiore probabilità i lavori più recenti tratti dalle riviste di alto profilo. E la rilevanza, nel caso di motori di ricerca come Google, è determinata dal numero di volte con le quali un utente seleziona un’alternativa rispetto ad un’altra. Instaurando, quindi, un circolo vizioso.

Le conseguenze di questo fenomeno possono essere rischiose per la ricerca: “Arrivare al consenso su un certo argomento può essere più facile”, conclude il sociologo, “ma nuove buone idee, se non sono considerate subito, possono cadere nell’oblio della rete prima che il loro potenziale impatto venga realmente compreso”. (a.g.)

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