Cittadine di seconda classe

Ogni giorno le donne devono sopportare abusi e violenze. Un’affermazione vera soprattutto in Kenya, come denuncia un documento reso pubblico oggi da Amnesty International. Nonostante gli impegni morali e legali, il governo del Paese africano non ha infatti ancora riformato le leggi che consentono le violenze sulle donne, né ha denunciato gli atteggiamenti discriminatori nei loro sistematicamente utilizzati dalle forze di polizia, dal personale delle prigioni e dai giudici. E sebbene i diversi gruppi etnici kenioti abbiano differenti culture e tradizioni, e alcuni di questi abbiano contribuito alla promozione dei diritti delle donne, in generale lo status delle donne in Kenya è quello di cittadini di seconda classe. Un dato reso noto oggi dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef) mostra che ogni minuto nel mondo una donna muore per le complicazioni della gravidanza o durante il parto, con delle punte più alte nei paesi in via di sviluppo. In questi paesi si registra un decesso ogni 13 parti, contro una media di una morte ogni 4.100 parti nei paesi più avanzati. Complessivamente poi si calcola che nel mondo il 55% dei parti avvenga senza l’assistenza di personale specializzato. (l.g.)

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