Rimpiazzare un gene mutato con quello funzionale. È la potenzialità della tecnica di ricombinazione omologa, una nuova frontiera nel campo della terapia genica. “Si tratta di introdurre un pezzo di Dna sano che va esattamente a sostituire la sequenza di Dna mutata”. Così Bruno Dallapiccola, presidente della Società italiana di genetica umana, ha illustrato questa tecnologia innovativa al Meeting internazionale Medicina del Genoma, che si è tenuto a Roma dal 30 settembre al 2 ottobre. Grazie alla ricombinazione omologa si potrà evitare l’uso di vettori virali che possono essere tossici per l’organismo. “La tecnica”, sottolinea ancora Dallapiccola, “permette inoltre di inserire il pezzo di Dna nel suo naturale contesto di interazioni all’interno del genoma, consentendo la corretta espressione del gene”. Sebbene siano necessarie ulteriori sperimentazioni, questa metodologia apre delle nuove prospettive nella cura di alcune malattie genetiche comuni come la fibrosi cistica e le talassemie. (v.n.)
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