Categorie: Spazio

Come ripulire lo Spazio

C’è tanto spazio nello Spazio. Eppure, fra non molto – specie se i lanci dalla Terra dovessero aumentare, cosa che sembra assai probabile – dovremo iniziare a prendere in considerazione il problema del sovraffollamento orbitale. Attorno alla Terra, infatti, si stanno accumulando sempre più satelliti artificiali, detriti, stadi superiori di lancio dei razzi e tanta altra spazzatura spaziale. Robaccia che si comporta in maniera assai imprevedibile. E a volte addirittura pericolosa, dato che i rottami potrebbero ripiombare sulla Terra o scontrarsi con satelliti attivi. È per questo che l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) ha lanciato il programma Clean Space, con l’obiettivo di studiare e comprendere il movimento degli oggetti spaziali abbandonati.

“Al suolo”, racconta l’agenzia, “morte è uguale a staticità. Nello Spazio accade il contrario”. Lo studio si servirà di analisi computazionali dettagliate combinate a un insieme di osservazioni terrestri, eseguite con telescopi ottici e radar al suolo, ma gli esperti non escludono anche l’introduzione di nuovi strumenti di monitoraggio, come satelliti ottici e radar in orbita (le cosiddette osservazioni space-to-space). “Saranno anche utilizzati”, dice ancora l’Esa, “laser estremamente precisi: una rete globale di stazioni al suolo riceverà raggi laser inviati ai retroriflettori dei satelliti, un po’ come i catarifrangenti delle autostrade. Il laser ci darà la posizione dei detriti con precisione di pochi centimetri”.

La lista dei meccanismi che possono alterare i movimenti della spazzatura spaziale è lunga: cambiamenti nel centro di massa dovuti a perdita di pezzi, trascinamento atmosferico, spinta debole ma costante da parte della luce solare, impatti con micrometeoriti e altri detriti, campi magnetici interni, degassamento, perdita di combustibile, esplosioni di batterie. Dopo il monitoraggio e l’analisi dati, comunque, l’Esa ha già in mente di progettare un satellite di salvataggio, chiamato e.DeOrbit, per recuperare i detriti più pericolosi. Avete qualche idea su come farlo? Non vi resta che proporlo all’agenzia e incrociare le dita. Sarebbe un colpaccio.

Via: Wired.it
Credits immagine: Esa

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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