Così si controlla l’interruttore dell’umore nel cervello

(Immagine: Pixabay)

Combinando l’uso di microscopici elettrodi con piccole dosi di farmaci, un gruppo di ricerca guidato da Kafui Dzirasa della Duke University (Inghilterra) ha identificato e poi stimolato con successo le aree del cervello che controllano l’umore nei topi. Dopo il “trattamento”, gli animali che apparivano depressi o stressati hanno mostrato un comportamento più sereno e rilassato. Lo studio è stato pubblicato nella rivista Neuron: in particolare, raccontano gli autori della ricerca, il circuito individuato è quello che serve alla corteccia prefrontale dei topi per coordinare l’attività del sistema limbico, la parte del cervello che governa le emozioni anche negli esseri umani. In questo caso particolare, le aree limbiche interessate sono l’amigdala, da cui dipendono le risposte allo stress, e l’area tegumentale ventrale, implicata in molti disturbi del comportamento.

“Questi circuiti sono la chiave per regolare la condizione emotiva”, ha spiegato Helen Mayberg, della Emory University, pioniere degli studi sulla stimolazione cerebrale per il controllo dell’umore. “Lo studio pubblicato su Neuron è interessante perché i ricercatori hanno usato un approccio interdisciplinare”. Gli scienziati hanno posizionato 32 elettrodi in quattro aree diverse del cervello di topo. Quindi hanno registrato l’attività cerebrale degli animali stressati o depressi, individuando un’area del cervello più attiva delle altre, quella successivamente identificata come il circuito implicato nel disturbo mentale e nella regolazione dell’umore. In seguito, agli animali sono stati trattati con particolari molecole ingegnerizzate, le cosiddette Designer Receptors Exclusively Activated by Designer Drug (Dreadd). Si tratta di recettori che possono essere inseriti in qualsiasi circuito nervoso è che poi è possibile controllare con farmaci altamente specifici. In questo modo i ricercatori sono stati capaci di modificare a piacimento l’umore dei topi dopo aver inserito i Dreadd nelle aree identificate.
Secondo gli autori, la combinazione tra elettrodi, recettori e farmaci ha tutte le basi per intervenire su molti disturbi dell’umore, anche quelli diversi dalla depressione o dallo stress. È comunque importante sottolineare che, sebbene il cervello dei topi possa essere usato come modello di base per lo studio di quello degli esseri umani, si tratta di organi la cui complessità e molto diversa: “Quello che chiamiamo ‘umore’ nei topi”, spiega ancora Mayberg, “è semplicemente una nostra interpretazione dei comportamenti animali. È molto difficile valutare quantitativamente l'”umore”, anche negli esseri umani”.

Flavio Alunni

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