Categorie: Società

Cooperazione nella nebbia

Poche luci e molte ombre nella fotografia delle politiche italiane di aiuto allo sviluppo presentata nel libro bianco di Sbilanciamoci
Un’immagine della cooperazione allo sviluppo italiana con poche luci e molte ombre. E’ quella che emerge dal “Libro bianco sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo in Italia”, terzo rapporto della campagna Sbilanciamoci sostenuta da 100 organizzazioni non governative e associazioni italiane. Gli autori del libro bianco sottolineano come, nonostante il cambio di governo, il nostro paese sia ancora in fondo alla classifica dei donatori internazionali. E fino alla fine del 2007 le possibilità che la politica italiana di aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) superi lo 0,2 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) sarebbero davvero poche.

“Il rapporto di questo anno ci fa vedere quanta nebbia avvolga ancora la cooperazione”, ha spiegato il portavoce della campagna, Giulio Marcon. “Penso a bilanci poco trasparenti, all’uso disordinato dei fondi e all’utilizzo distorto del canale multilaterale”. Tra le criticità segnalate da Sbilanciamoci c’è la tendenza a finanziare “organismi anche poco significativi” ma spesso legati al nostro paese da una serie di interessi coincidenti, piuttosto che le grandi agenzie delle Nazioni Unite. Incongruenze vengono registrate a che nelle modalità di finanziamento, non sempre trasparenti e che consentono contributi multilaterali anche a organizzazioni non multilaterali, come l’International management group (Img) o l’Istituto italo-latino americano (Iila). Emerge, infine, un ampio utilizzo di meccanismi multi-bilaterali per finanziare progetti italiani attraverso il canale multilaterale. Una delle gravi denunce del documento riguarda, però, la mancanza di dati sull’aiuto pubblico allo sviluppo. Fare ricerche in tal senso, si legge nel rapporto, è sempre problematico a causa della mancanza di trasparenza e della difficoltà nella reperibilità dei dati. Le informazioni sono disponibili solo in modo parziale, con forti ritardi, come dimostra il fatto che i dati ufficiali forniti a oggi dal Ministero degli Esteri arrivano solo al 2004, e in maniera spesso poco decifrabile.

Tuttavia, con la nuova legislatura alcuni segnali positivi ci sono stati. Per esempio, la nomina di un viceministro con delega alla Cooperazione, l’aumento delle risorse previste in finanziaria riportate a 600 milioni di euro dopo essere scese a 380, il saldo del debito con il Fondo globale per l’Aids, la tubercolosi e la malaria e la presentazione della legge delega di riforma della legge 49 del 1987.

Il Dpef 2008-2011 si prefigge di arrivare allo 0,51 per cento del Pil nel 2010, passando per lo 0,33 nel 2008 e lo 0,42 nel 2009. Anche sul fronte multilaterale sono arrivati segnali positivi come la partecipazione al gruppo “Lula-Chirac” per l’introduzione di strumenti innovativi per il finanziamento dello sviluppo e l’uscita dell’Italia dal Public-private infrastructure advisory facility (Ppiaf), l’iniziativa della Banca mondiale per la privatizzazione dei servizi, in particolare di quelli idrici. (r.p.)

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