Il coronavirus 2019-nCoV che sta tenendo in scacco le autorità sanitarie di tutto il mondo colpisce l’apparato respiratorio, provocando una infiammazione degli alveoli: la polmonite. In attesa di conoscere meglio questo nuovo patogeno, ecco un punto sulla polmonite, i rischi che comporta e le terapie più appropriate.
Stando a quanto spiega il National Heart, Lung and Blood Institute, la polmonite è una malattia dei polmoni che consiste nell’infiammazione degli alveoli polmonari, che, riempiendosi di liquido, non riescono più ad assolvere appieno alla loro funzione e danno luogo a difficoltà respiratorie. Nella forma più tipica, la malattia è causata da batteri (prevalentemente lo Streptococcus pneumoniae), virus (in un terzo circa dei casi) e, più raramente, funghi e altri microrganismi. Di solito, le difese naturali del corpo – sia il sistema immunitario che la struttura di naso e bocca che le ciglia che ricoprono la trachea – impediscono ai microrganismi patogeni di raggiungere i polmoni. Quando tali difese falliscono, il che può avvenire per esempio in momenti di debolezza del sistema immunitario, in presenza di germi particolarmente forti o in momenti in cui il paziente è impossibilitato a tossire (per esempio se è sedato o in coma), i microrganismi possono raggiungere i polmoni e causare un’infezione. A quel punto, il sistema immunitario reagisce, inviando globuli bianchi e altre cellule per combatter i patogeni: tale reazione provoca l’infiammazione degli alveoli e il loro riempimento con liquido e pus.
La polmonite, in genere, non è una malattia pericolosa: la maggior parte dei soggetti sani guarisce senza particolari difficoltà. In pazienti ultrasessantacinquenni, in età pediatrica o con altri problemi di salute va invece monitorata attentamente per evitare conseguenze più gravi. I soggetti più a rischio sono quelli che soffrono di malattie polmonari croniche (come broncopneumopatia cronica ostruttiva o fibrosi cistica), i fumatori, quelli che soffrono di infarto, ictus e demenza, quelli che hanno problemi o debolezze del sistema immunitario (per esempio i malati di Aids o chi ha appena ricevuto un trapianto) e chi si è appena sottoposto a operazioni chirurgiche, in particolare per rimuovere tumori della bocca, della gola o del collo.
I sintomi tipici della polmonite, stando a quanto riporta la American Lung Association, variano molto a seconda del tipo di infezione (batterica, virale o altro) e delle condizioni del soggetto che la contrae. Di solito, includono tosse (con espettorato verde o giallo), febbre, brividi di freddo e respiro corto. In alcuni casi, possono comparire anche dolori al petto, che si acuiscono quando si respira profondamente o si tossisce, mal di testa, sudorazione eccessiva, perdita di appetito, fatica e senso di confusione, specie nei soggetti più anziani. In particolare, nelle polmoniti batteriche la temperatura corporea può salire fino a 40 °C, con conseguente stato di delirio del soggetto. La sensazione di fatica e spossatezza può persistere nel tempo anche dopo la guarigione, fino a un mese o addirittura di più.
Nel caso della polmonite batterica, la terapia è naturalmente quella antibiotica, che comincia a fare effetto già nei primi tre giorni di trattamento. Gli antibiotici (ovviamente) non hanno alcun effetto nel caso di polmoniti virali, anche se talvolta vengono prescritti per evitare altre potenziali infezioni. Al trattamento si accompagna un periodo di riposo e di assunzione di fluidi.
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