Categorie: Vita

Cosa guardano le femmine di pavone

Nonostante le variopinte code a ventaglio e il portamento regale dei maschi, tra i pavoni sono le femmine a fare il bello e il cattivo tempo quando si parla di corteggiamento. A suggerirlo sono le ricerche condotte da Jessica Yorzinski in collaborazione con i laboratori di Gail Patricelli dell’University of California Davis Michael Platt della Duke Universityche svelano come per la maggior parte dei rituali di corteggiamento le signore guardino tutt’altro che i pennuti e la loro coda variopinta.

Nello studio pubblicato sul Journal of Experimental Biology, Yorzinski ha sfruttato una tecnica di eye-tracking per capire dove cade lo sguardo delle femmine di pavone mentre il maschio si cimenta nel corteggiamento, tentando di distinguersi dagli altri esemplari in una competizione all’ultima ruota. Cosa attrae davvero la femmina, si è chiesta l’autrice? Che siano le piume colorate dalle molte sfumature, o forse le caratteristiche macchie a forma di occhio che le costellano? Finora i ricercatori avevano cercato di capirlo modificando le code, spostando per esempio alcune piume e osservando le reazioni femminili, senza mai arrivare a una risposta definitiva.

L’autrice ha così deciso di cambiare approccio, mettendosi dalla parte delle femmine di pavone: ha cominciato facendo abituare le femmine alla strumentazione, che consisteva in un piccolo zaino e un elmetto con due telecamere, una rivolta verso il campo visivo di fronte alla femmina, l’altra puntata sui movimenti della pupilla. Per verificare l’efficacia della tecnica, Yorzinski ha poi lanciato dei vermi sul terreno e introdotto nella zona osservata dei procioni imbalsamati, monitorando le reazioni delle femmine in risposta agli stimoli, e confermando che il loro sguardo veniva registrato in maniera precisa dalle telecamere.

Verificato il funzionamento della strumentazione, Yorzinski ha iniziato il test osservando piccoli gruppi costituiti da due maschi e una femmina. Alle scenografiche tecniche di corteggiamento dei primi, la femmina ha subito risposto iniziando i suoi tipici rituali di “valutazione”. Come prima cosa, infatti, ha osservato i due maschi da dietro, per poi passare davanti: controllate le riprese, l’autrice è rimasta piuttosto sorpresa nello scoprire cosa le femmine stessero guardando.

Nonostante i lodevoli sforzi dei due maschi, infatti, queste ne osservavano il piumaggio solo a tratti, tra il 21 e il 27% del tempo. E allora cosa guardavano? L’ambiente circostante, in cerca di cibo o in allerta nel caso si stessero avvicinando dei predatori. Come ha osservato Yorzinski, però agitando rumorosamente le piume il maschio riusciva a mantenere l’attenzione femminile un po’ più a lungo, anche se, sorprendentemente, ad attirare lo sguardo della femmina era la parte inferiore, mentre quella superiore passava del tutto in secondo piano.

Per dare una spiegazione alla preferenza femminile, l’autrice si è recata in India a osservare questi uccelli nel loro ambiente naturale, sperando di trovare quelle risposte che i suoi pavoni, cresciuti in cattività, non potevano darle. La Yorzinski si è resa così conto che in natura l’unica parte della coda visibile da grandi distanze è proprio quella superiore. A causa della fitta vegetazione tipica dell’habitat, infatti, quella inferiore scompare quasi completamente, suggerendo che sia la porzione più alta della coda ad avere lo scopo di allettare le femmine e spingerle ad avvicinarsi, permettendo loro di individuare i maschi già da lontano. Ma allora come si spiega il comportamento osservato dalla ricercatrice sulle femmine di pavone?

Per rispondere alla domanda l’autrice ha costruito una coda utilizzando vere piume, per poi nasconderne la parte inferiore dietro a una barriera che impediva di vederla. In questi casi le femmine osservavano la parte superiore per più tempo rispetto a quando era visibile anche quella inferiore. L’ipotesi, spiega la ricercatrice, è che se la parte superiore è fondamentale per catturare l’attenzione, sono poi le piume della parte più bassa a incuriosire davvero la femmina e incoraggiarla ad avvicinarsi per osservare meglio. Che cosa ci sia di particolarmente attraente in questa parte della coda, conclude l’autrice, è ancora tutto da scoprire.

Riferimenti: Journal of Experimental Biology doi:10.1242/jeb.087338

Credits immagine: ecstaticist/Flickr

Eleonora Degano

Est modus in rebus (forse)Con alle spalle la maturità classica e una laurea in Biologia e biodiversità degli ecosistemi, ha frequentato il Master in Giornalismo Scientifico Digitale alla SISSA di Trieste. Fotografa amatoriale, lettrice seriale, ogni occasione è buona per fare le valigie e partire. Quando è ispirata scrive di scienza (e non solo) sul suo blog.Su Twitter è @Eleonoraseeing.

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