Così il cervello si autocura

Uno sguardo da una nuova prospettiva per chiarire il ruolo dei cannabinoidi nella sclerosi multipla.
Capovolgendo il tradizionale punto di partenza degli studi sull’argomento, i ricercatori  della Fondazione Santa Lucia e dell’Università Tor Vergata non si sono domandati quali siano i benefici del Thc (tetraidrocannabinolo, principio attivo della Cannabis) sul decorso della patologia, peraltro già ampiamente documentati, ma hanno cercato di comprendere gli effetti della sclerosi sui cannabinoidi endogeni o endocannabinoidi, le sostanze prodotte in modo naturale dal nostro organismo. Dimostrando che l’infiammazione del sistema nervoso centrale, causa degli attacchi di sclerosi multipla, aumenta la produzione di endocannabinoidi nel cervello e nel sistema immunitario. 

 “Abbiamo verificato che in una persona malata queste sostanze endogene vengono attivate in misura da sei a dieci volte superiore rispetto a una sana”, dice Diego Centonze direttore del laboratorio di Neurofisiologia sperimentale della Fondazione S. Lucia e del Centro studi sulla Sclerosi Multipla dell’Università di Tor Vergata. Secondo i ricercatori si tratterebbe di una strategia difensiva dell’organismo, per mitigare i sintomi della malattia. E soprattutto, l’attivazione dei cannabinoidi endogeni avrebbe anche un ruolo curativo: “Abbiamo il forte sospetto che queste sostanze siano coinvolte anche nel meccanismo patogenetico”, prosegue Centonze. Ossia sarebbero in grado non solo di intervenire sui sintomi mitigandoli, ma anche di rallentare il decorso della malattia. Una proprietà già riscontrata nei farmaci a base di Thc, efficaci antidolorifici e antispastici con in più un’azione frenante.

Quale sarebbe quindi il vantaggio di questa scoperta? “L’individuazione di questo meccanismo naturale può portare alla realizzazione di farmaci differenti da quelli al momento disponibili. Questi, infatti, basandosi sul Thc hanno inevitabili effetti collaterali di natura psicotropa che ne limitano il dosaggio consentito. In futuro potremmo invece produrre medicinali in grado di favorire la naturale produzione interna dell’organismo, oppure inibire la fase di eliminazione delle sostanze naturali”, conclude Centonze
(g.d.o)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here