Categorie: Società

Così TED si difende dalla cattiva scienza

Con i video dei suoi TED Talks visti milioni di volte (in cima alla lista svetta quello sulla scuola che uccide la creatività, con oltre tredici milioni di visualizzazioni) l’organizzazione no-profit TED sta riuscendo, almeno in parte, nell’intento che si è prefissata per definizione, ovvero quello di promuovere le “idee che meritano di essere diffuse”. Di sicuro infatti tante visualizzazioni stanno a indicare che le idee per diffondersi si diffondono, il problema forse è interrogarsi su una questione: se sono tutte meritevoli o meno di essere diffuse. 

Il caso infatti di un evento TEDx a Valencia (Spagna), che è terminato con la promozione di temi quali la cristallo-terapia e la psico-aromaterapia, ha causato qualche problema all’organizzazione – come ha fatto notare Reddit – tanto da indurla a emettere delle linee guida per i TEDx (eventi nazionali promossi con il marchio TED ma che non sono organizzati direttamente dallo staff del TED). Il team del TED vuole controllare la qualità degli argomenti trattati e la credibilità dei presentatori, cui serve a dar voce. Un modo in pratica per aiutare a tenere alla larga dai palchi di TEDx pseudoscienza e cattiva scienza

Il documento diffuso via mail agli organizzatori degli eventi TEDx contenente le linee guida deve servire a mettere in guardia i collaboratori locali su un argomento e sulla sua validità scientifica, così da non mettere a rischio la credibilità di TED. Come fa notare Ars Technica, non si tratta di uno spartiacque, con gli argomenti ammessi da una parte e quelle banditi dall’altra, anche se sono le stesse linee guida a contenere una sezione che elenca le caratteristiche tipiche di una buona scienza e quelle invece indicatrici di una cattiva scienza. Per esempio fanno parte della prima affermazioni che possono essere testate e verificate, o che sono basate su teorie discusse da esperti del campo in questione e che non siano in controtendenza con evidenze scientifiche. 

Al contrario, rientrano nella sezione “cattiva scienza” quelle questioni che non sono basate su esperimenti  riproducibili da altri o non hanno convinto la maggior parte degli scienziati. O ancora temi trattati con linguaggi New Age, che usino interpretazioni molto semplificate di alcuni studi o che includano le cosiddette red flag al centro del discorso, ovvero quelli che potrebbero essere considerati come temi caldi, di cui la stessa organizzazione scrive: “non sono temi banditi, ma argomenti che tendono ad attrarre pseudo-scienziati. Se il tuo speaker propone un topic come questo, allora fai un controllo supplementare”. 

Quali sono i temi caldi? Alchimia, autismo, cibi ogm, viaggi nel tempo, tentativi di fondere scienza e spiritualità e cibi spacciati come medicine. Ci sono poi alcuni possibili consigli per gli organizzatori da tenere a mente nell’aiutarli a distinguere un comportamento scientificamente ambiguo da quello di un vero scienziato. Attenzione allora, scrivono da TED, a chi non ha un titolo di studio tradizionale, a chi si reputa detentore di saperi che solo lui conosce, fornisce dati basati su aneddoti o casistiche limitate a una sola persone o vende un prodotto legato a quanto va sostenendo (da considerarsi una Big Red Flag, quest’ultima). O ancora attenti quando l’interlocutore accusa gli organizzatori di mettere a freno la libertà di espressione

Ma agli organizzatori spetta anche di indagare sul tema e sulla persona potenzialmente ospitata a un evento di TEDx, informandosi tramite Wikipedia, esperti accademici o dando uno sguardo alla letteratura scientifica. Per il resto c’è il team di TED a cui gli organizzatori locali possono scrivere, così da riuscire a mettere fuori dal palco la pseudoscienza e tutelare la credibilità dell’organizzazione. Senza per questo rinunciare del tutto a presentare argomenti controversi, ma fornendo un contesto adeguato di presentazione che faccia chiaramente capire il loro essere ricerca o tema di frontiera allo spettatore. 

Via: Wired.it

Credits immagine: TEDxPhotos/Flickr

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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