Covid e bambini, da cosa sono causati i geloni su mani e piedi?

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Dai polmoni alla punta di mani e piedi: fin dai primi casi del 2020, Covid-19 è stato associato anche a manifestazioni di lesioni cutanee. Tra queste, molto frequenti quelle alle estremità del corpo, del tutto simili ai geloni da freddo (detti anche geloni stagionali), diffuse soprattutto tra bambini e giovani. Il legame effettivo tra l’infezione da Sars-Cov-2 e la formazione di geloni non è stato ancora dimostrato, ma adesso uno studio condotto dai ricercatori dell’Hôpital Saint Louis di Parigi aggiunge un nuovo tassello alle informazioni già note. Secondo i ricercatori, infatti, i meccanismi biologici alla base dei “geloni Covid” sono gli stessi di quelli stagionali, e sembrano coinvolgere una risposta immunitaria con alti livelli di autoanticorpi e interferone, una molecola chiave coinvolta nelle risposte antivirali. I risultati dello studio sono stati pubblicati su British Journal of Dermatology.


Covid e pelle: le eruzioni cutanee cui prestare più attenzione


Identikit del gelone da Covid-19

I geloni sono escrescenze infiammatorie della pelle che coinvolgono principalmente le dita delle mani e dei piedi e che si pensa siano innescate dal freddo. Dal momento che per la maggior parte di essi non si conosce la causa, vengono chiamati geloni stagionali, ma queste lesioni possono essere associate anche a malattie autoimmuni come il lupus eritematoso o le vasculopatie (malattie infiammatorie a carico dei vasi sanguigni).

Come riporta uno studio pubblicato lo scorso luglio sulla rivista Journal of Investigative Dermatology, già nel marzo 2020, poche settimane dopo l’inizio della diffusione di Covid-19 in Italia, erano state registrate numerose segnalazioni di lesioni cutanee alle punte di mani e piedi del tutto simili ai geloni stagionali.

Nel corso dei mesi successivi, poi, diversi studi hanno osservato, in maniera indipendente, un’associazione spaziale e temporale tra le lesioni cutanee di questo tipo e le infezioni di Sars-Cov-2 in molti paesi del mondo, compresa l’Italia, la Spagna, la Germania, il Regno Unito, la Francia e gli Stati Uniti. I casi indicati dalle segnalazioni erano tutti molto simili tra loro: estremità del corpo fredde, gonfie e dolenti a cui seguiva la colorazione della pelle rosa-violacea e, infine, la comparsa di vesciche e lesioni cutanee vere e proprie. Inoltre, i pazienti che presentavano questi sintomi erano per lo più giovani (l’età media dei casi di 25 anni) e molti avevano avuto stretti contatti con individui con Covid-19, sebbene quasi tutti non avessero riportato i tipici sintomi respiratori dell’infezione da coronavirus.

Lo studio

Nonostante le numerose segnalazioni e la possibile correlazione con l’infezione da Sars-cov-2, la fisiopatologia di queste lesioni non è stata adeguatamente indagata, e rimane poco chiara. È per questo che i ricercatori di Parigi hanno voluto studiare le differenze nell’attivazione del sistema immunitario della pelle e del sangue degli individui con questa particolare manifestazione clinica rispetto a persone sane e a chi presentava i classici geloni stagionali. Lo studio ha incluso 50 partecipanti che manifestavano sulle dita dei piedi i “geloni Covid” e 13 con lesioni da geloni del tutto simili, ma sorte prima della pandemia.

Gli scienziati hanno analizzato per ciascun gruppo i marker infiammatori della pelle, dei vasi sanguigni e i profili di espressione dei geni che solitamente sono implicati nelle risposte immunitarie: dai loro risultati sembrerebbe che i meccanismi alla base di entrambi i tipi di geloni siano estremamente simili, coinvolgendo entrambi molecole tipiche delle risposte infiammatorie, gli interferoni di tipo I, alcuni autoanticorpi (gli anticorpi diretti erroneamente contro i tessuti dell’organismo di appartenenza, alla base di molte malattie autoimmuni) e molecole coinvolte nelle disfunzioni dei vasi sanguigni causate da infiammazioni e malattie autoimmuni.

“L’epidemiologia e le caratteristiche cliniche delle lesioni simili al gelo sono state ampiamente studiate e pubblicate, tuttavia, si sa poco sulla fisiopatologia coinvolta. Il nostro studio fornisce nuove informazioni al riguardo”, ha affermato l’autore senior dello studio, Charles Cassius. I ricercatori, poi, hanno avanzato anche un’ipotesi sulla possibile spiegazione dietro ai risultati trovati: l’infezione da Sars-cov-2 innescherebbe fortemente l’espressione dei geni stimolati dall’interferone di tipo I, che aiutano nella protezione antivirale (e che si attivano, oltre che in tutte le risposte antivirali, anche nelle malattie autoimmuni e infiammatorie).

Questo però porterebbe a un’attivazione spropositata del sistema immunitario, che condurrebbe a infiammazione a livello dei vasi e all’insorgenza del gelone. C’è da sottolineare che nel 2021 le segnalazioni dovute ai geloni da Covid-19 sono diminuite sensibilmente rispetto a quanto registrato all’inizio della pandemia, ma continuare a studiare questi meccanismi potrebbe aiutare a fare luce sulla fisiopatologia dell’infezione da Sars-cov-2 a tutto tondo.

Via Wired.it