Scena di caccia nel Cretaceo: l’agguato dello squalo a un gigante del cielo

Il rettile preistorico plana sull’acqua in cerca di prede. Ma è solo un attimo prima che un predatore ben più temibile emerso dagli abissi lo azzanni al collo per trascinarlo nelle profondità dell’oceano. Siamo nel Cretaceo e milioni di anni dopo torna alla luce una prova diretta di questa uccisione: un gigantesco dente di squalo incastrato tra le vertebre del fossile di uno pteranodonte, enorme rettile voltante (ormai estinto) vissuto sul nostro pianeta oltre 80 milioni di anni fa. A scoprirla, incastrando l’aggressore, sono gli autori di un articolo pubblicato su PeerJ che descrive il primo attacco mai documentato di uno squalo preistorico nei confronti di un pteranodonte.

Il fossile arriva dalle Smoky Hills, una regione del Kansas ricchissima di reperti risalenti al cretaceo superiore, epoca in cui l’area era sommersa dalle acque del canale interno occidentale che spaccava in due l’attuale continente americano. È stato portato alla luce a metà degli anni ‘60 e per decenni è rimasto in esposizione presso il Los Angeles County Natural History Museum, prima che i ricercatori decidessero di riportarlo in laboratorio, e studiarlo più a fondo. Lo pteranodonte è un cugino del più famoso pterodattilo (appartengono entrambi alla famiglia degli pterosauri, i primi vertebrati evolutisi per il volo battente) che circa 86milioni di anni fa dominava i cieli dell’attuale continente americano. Il fossile di per sé non sarebbe poi così raro, se non fosse per per quel dente incastrato tra le vertebre del collo: un particolare che ha stuzzicato la curiosità dei ricercatori perché non si conosce ancora molto delle abitudini di questi animali e delle loro interazioni con gli altri grandi predatori del tempo. Finora infatti solo altri sei fossili di pteranodonte presentavano segni evidenti di una morte violenta, causata dall’attacco di un altro animale.

A decenni dal suo ritrovamento, quindi, i ricercatori hanno deciso di approfondire le indagini. Iniziando da una domanda precisa: come ci era finito quel dente di squalo nel collo dello pteranodonte?  L’esame delle ossa ha confermato che  il dente era rimasto incastrato tra le vertebre nel corso di una colluttazione. Ma chi era l’aggressore? I ricercatori sono riusciti a dimostrare che il dente apparteneva a un Cretoxyrhina mantelli, antico squalo preistorico simile per dimensioni e abitudini al grande squalo bianco dei nostri giorni. Gli autori dello studio hanno anche un’ipotesi su quale sia stata la dinamica dell’attacco. Gli pteranodonti erano abili pescatori, ma una volta in acqua avevano difficoltà a decollare, esponendosi così agli attacchi di grandi predatorie come il Cretoxyrhina mantelli.

“Comprendere l’ecologia di questi animali è estremamente importante per capire come sia cambiata nel tempo la vita sul nostro pianeta”, assicura Michael Habib, professore di integrative anatomical sciences della University of Southern California e coordinatore dello studio. “Ancora ancora oggi gli squali danno la caccia agli uccelli marini e ora sappiamo che lo fanno almeno da 80 milioni di anni”.

Riferimenti: PeerJ

Credit: Illustration/Mark Witton

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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