Si chiama Dendrophyllia ramea ed è la madrepora più grande del Mar Mediterraneo. Finora, tuttavia, sappiamo ben poco sulla vita di questa specie di corallo, e molti misteri, come la sua alimentazione, crescita e riproduzione, rimangono ancora irrisolti. Ma ora, grazie a due telecamere sviluppate nell’ambito del progetto Dendrophyllia ramea di Blueresearch, che hanno monitorato la madrepora per circa quattro mesi a largo di Siracusa, i ricercatori potranno finalmente fare luce sulla vita di questa bellissima specie di corallo protetta.
Dendrophyllia ramea è una grande madrepora del Mar Mediterraneo che cresce negli ambienti medio profondi, formando magnifiche colonie a forma di cespuglio alto fino a 80 centimetri. Lo scheletro è spesso e robusto, con un acceso colore arancione, e i suoi polipi sono spesso molto grandi e di colore bianco.
In Italia questa specie è rimasta in penombra per moltissimi anni: finora, infatti, solo qualche esemplare era stato raccolto dai pescatori e custodito nei musei. Fino a quando non sono iniziate le prime ricerche con i robot filoguidati (Rov) e le esplorazioni dei primi subacquei tecnici capaci di immergersi fino ai 70/80 metri di profondità dove questo corallo cresce. Queste esplorazioni hanno rivelato che in alcuni particolari tratti di fondale, in aree molto circoscritte, questa madrepora forma delle vere e proprie foreste sottomarine.
Per far luce suoi ritmi di crescita e di alimentazione di questa specie, i ricercatori hanno posizionato lo scorso 20 giugno due piccole telecamere in un tratto di mare vicino a Siracusa, per osservare sia il corallo che l’ambiente circostante e per raccogliere nel frattempo informazioni sulla temperatura e salinità dell’ambiente in cui vive. Le telecamere sono state posizionate per riprendere esattamente due grandi colonie a qualche centinaio di metri di distanza e a un profondità di 75 metri. Insieme alle telecamere è stata posizionata una sonda che ogni ora registrava la temperatura e la conduttività dell’acqua.
Dopo circa 4 mesi in acqua, le telecamere sono state finalmente recuperate e le immagini che sono state raccolte serviranno a far luce sui ritmi nell’apertura e nella chiusura dei polipi e per capire se vi sia una correlazione con l’ora del giorno e con la presenza di masse d’acqua e di correnti sottomarine diverse. Per ora, da una prima analisi delle immagini si è potuto osservare come numerose specie di pesci e crostacei utilizzano queste foreste sottomarine come rifugio, come punto di aggregazione e alimentazione.
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